Inutile negarlo, questo sarà un Primo Maggio diverso, nello spirito, per noi tutti "pacifici" europei.
Un Primo Maggio che più che cantare i versi dell'ottimismo della volontà di Pietro Gori "Verde maggio del genere umano - in cui splende il lucente avvenir", induce a ad intonare la mestizia di Faber per Piero: "Giaci sepolto in un campo di grano - non è la rosa non è il tulipano - che ti fan veglia dall'ombra dei fossi, ma sono mille papaveri rossi".
L'avvenire non è proprio lucente se si fonda su questo cinico, spietato, schifoso presente: perché continuando a canzonettare, 111 anni dopo "l'impresa" di Tripoli è sempre vero che "chi ama la guerra son omini tristi - di poca scienza e di core cattivo"
E quello che ti schianta è l'impotenza, l'assistere senza poter fare nulla al riversamento di altre e più micidiali armi in un teatro di guerra, allo strazio di una Costituzione pacifista, agli show dei giornalisti con l'elmetto, ma col culo al caldo degli studi televisivi, che dicono "vinciamo noi!"
Ma cosa vincete, o perniciose fave lesse? Un camposanto ancora più sterminato? Anzi, milioni, miliardi di papaveri a fare veglie funebri ad altri Piero, Piotr, Vassili, Yuri?
Pessimo Primo Maggio
auguri per il prossimo (se ci sarà)