Dopo questa tornata di incontri "istituzionali", ai quali il Comitato Eradicazione Cinghiali Isola d’Elba non è stato invitato nemmeno a presenziare, ci siamo affidati a mezzi di stampa per cercare d'intuire provvedimenti intelligenti e risolutivi della trentennale problematica relativa a questa specie invasiva ed alloctona. Presto ci siamo accorti, leggendo più di un articolo, che ancora una volta si punta al minimo indispensabile, col solo accoglimento “condizionato” della nostra richiesta di eliminazione dell'Elba dalla “zona vocata alla caccia al cinghiale”.
Con altrettanta sorpresa ci siamo resi conto che la lettura di argomenti scientifici, inattaccabili e risolutivi, è risultata di scarso interesse, di difficile comprensione o digestione per determinate categorie. Restiamo anche sorpresi, pur se “abituati”, che un Assessorato Regionale alle Politiche Agricole non faccia né gli interessi del territorio né dell'agricoltura e che ancora proponga soluzioni vecchie di 30 anni, che hanno dimostrato per tutto questo tempo non solo l'inutilità ma la dannosità di pratiche venatorie controproducenti (la braccata).
Il tutto di fronte all’espansione del fronte dell’area infetta della Peste Suina – ormai arrivata nella Capitale Roma - che, se sbarcasse all’Isola d’Elba, si trasformerebbe in un disastro economico per la nostra economia turistica.
Ancora una volta non si accetta il fatto che la caccia non è soluzione ma causa e mantenimento del problema cinghiali; ancora una volta si ascolta la voce di poco più di un centinaio di persone col fucile contro una petizione che raccoglie firmatari di tutto il tessuto sociale ed economico elbano, rappresentanti di associazioni di categoria, associazioni ambientaliste, aziende ecc. ecc. Forse non vi basta sapere che alla prossima tornata elettorale tante, se non tutte queste persone, si ricorderanno di dove non mettere la croce?
Ancora una volta tra gli articoli troviamo appelli animalisti basati su un approccio eticista e unidirezionale, che dimostrano scarsa conoscenza e coscienza dell’ambiente insulare, della devastazione già avvenuta e in corso della nostra biodiversità e della cancellazione della vita animale e della flora protette. Appelli che rispecchiano ideologie fondate su un pensiero "naturalistico" poco serio e altrettanto di poco fondamento scientifico. Ricordiamo alle associazioni animaliste che una specie alloctona, introdotta e mantenuta su un territorio dove non si è evoluta, non solo distrugge un habitat che rappresenta un ambiente evolutivo per altre nicchie ma inoltre estingue specie che conservano nella loro biodiversità un patrimonio unico. Facciamo altresì notare che su un isola, in uno spaccato di milioni di anni, l'evoluzione trova le risposte in endemismi singolari e rari che vengono messi a rischio da queste battaglie tra “strani alleati” (cacciatori e animalisti) che contribuiscono a procrastinare un problema senza né il diritto né la consapevolezza per poterlo fare.
Auspichiamo una maggiore collaborazione e ascolto da parte dell'Assessorato Regionale competente e una maggiore determinazione dei Comuni e del Parco Nazionale nel far valere le ragioni dell’ambiente e dell’economia sostenibile a livello regionale e ministeriale, e soprattutto impegni certi ad arrivare a serie soluzioni non più mediate con la realtà venatoria elbana ma per l'interesse ambientale, economico e di sviluppo dell'isola d'Elba.
L'unica soluzione percorribile e risolutiva del problema è l’immediato e radicale contenimento del cinghiale ungherese ibridato, con la messa in campo di politiche ed azioni efficaci che avviino la sua necessaria e improcrastinabile eradicazione.
Comitato Eradicazione Cinghiali Isola d’Elba