La richiesta d’ingresso nell’alleanza militare occidentale delle due nazioni nordiche è il risultato geopolitico più significativo della guerra in Ucraina, trasformando il quadro strategico della sicurezza nell’Europa nord-orientale e aggiungendo centinaia di chilometri di confini della NATO con la Russia. L’aspetto sorprendente è quanto poco l’opinione pubblica occidentale abbia discusso sul fatto che sia un’idea saggia. Per decenni, anche durante i momenti tesi della Guerra Fredda, nessuno dei due paesi sembrava sentire il bisogno di unirsi alla NATO, nonostante la loro vicinanza al gigante sovietico. Tutto è cambiato dopo che Putin ha deciso di mandare i suoi carri armati ad invadere l’Ucraina a febbraio di quest’anno. Il primo ministro svedese Magdalena Andersson, ha definito l’invasione dell’Ucraina come illegale e indifendibile e ha espresso la preoccupazione che Mosca possa fare qualcosa di simile nelle immediate vicinanze. Il presidente finlandese Sauli Niinistro ha dichiarato che l’invasione russa indicava che Mosca era pronta ad attaccare un paese vicino. Molti analisti ritengono che uno degli obiettivi principali dell’invasione russa fosse quello di indebolire la NATO impedendo ogni possibile futura adesione di Kiev all’alleanza militare occidentale. Se è così il risultato si è ritorto contro Putin. La NATO ora è più forte e più unita di quanto non sia stata per anni. Bisogna essere realisti, l’espansione della NATO potrebbe innescare pesanti conseguenze. Raddoppiare la frontiera dell’Alleanza Atlantica con il Cremlino sarebbe un pessimo risultato per Putin che da quando è diventato presidente della Russia, più di 20 anni fa, si è concentrato ad indebolire la NATO. Se Putin percepisce la Russia già circondata sul suo fianco occidentale, l’aggiunta di altri due membri nell’alleanza militare durante la peggiore tensione tra l’Occidente e Mosca degli ultimi decenni potrebbe esasperare ulteriormente la paranoia del leader russo. Già verso la fine degli anni ’90 alcuni diplomatici avvertirono che l’espansione della NATO avrebbe causato una reazione della Russia che è uno stato imperiale, conservatore, poco innovativo, un paese d’antan. Dall’altra parte, la contro argomentazione sarebbe che le terribili perdite di Mosca in Ucraina, l’abilità intaccata e il fallimento nell’assediare Kiev mostrano che è troppo debole per fare qualcosa per una NATO in espansione. Perché Putin dovrebbe avere voce in capitolo su chi si unisce all’alleanza? La risposta del Cremlino a Svezia e Finlandia non è stata finora “tuonante”. La Russia rimane una formidabile potenza nucleare e qualsiasi decisione di spostare missili o armi nucleari tattiche più vicino ai confini della NATO potrebbe innescare il nuovo gioco della politica del rischio calcolato in Europa. Inoltre, c’è un punto di vista politico interno poiché nessuno ha spiegato all’opinione pubblica occidentale perché ora devono difendere vasti tratti di nuovo territorio NATO in Europa. A mio parere questa omissione è significativa. Il risultato più probabile è che i benefici superano i rischi: l’ampliamento dell’Alleanza Atlantica migliorerà la sicurezza europea e sarà un baluardo per i valori occidentali. Il fatto che tale cambiamento stia avvenendo senza un reale dibattito pubblico sulle conseguenze non dà molto credito alle democrazie occidentali che la NATO è stata istituita per difendere.
Enzo Sossi