E’ sabato, ho un po’ di tempo per leggere attentamente le news e qualcosa voglio dire anch’io, visto che il mio nome risuona ovunque. Anzitutto esprimo uno sgradevole presentimento: temo che Paola Mancuso, ahimè, non si sia accorta che il sipario si è chiuso dietro di lei e non le resta ormai altro che scendere dal palcoscenico: la sua performance è finita, e anche male, come tutti sanno ormai.
Ne prenda coscienza e trovi pace, ma, soprattutto, si astenga dalle sue invettive verso chi ha scelto di salvaguardare – per quel che è ancora possibile - gli interessi di un paese intero che lei da sola è riuscita a mettere al palo, con la sua inadeguatezza politica, con il suo egocentrismo ed il suo “delirio di onnipotenza” da usare contro i “nemici” e a favore degli “amici”.
Quando si decide di rappresentare un paese, invero, non ci sono né amici né nemici: c’è una collettività intera che non deve essere né illusa né spaccata in due, non c’è posto per i veleni e le ambizioni personali, le vendette, l’invidia e la rabbia dissennata, così come non ce n’è per le discriminazioni sociali, per le “raccomandazioni” finalizzate a risultati ad personam, per la retorica sterile ed incomprensibile, per le promesse che – si sa in partenza - spesso non possono essere mantenute, per il clientelismo e tutto quel che consegue alla cura di un orticello che è solo una piccola parte di un più esteso tessuto sociale che implora, in ginocchio, lo sviluppo economico e culturale che gli spetta.
Quando si amministra si applicano le norme di legge e si lavora sodo. Punto e basta. Non era poi così difficile, la maggior parte della squadra era giusta: Fortunato e Fabrizio da sempre legati a questo bellissimo paese, ne conoscevano a fondo esigenze, pregi e difetti, nessun interesse personale, niente trampolini di lancio o poltrone politiche da scaldare, solo il bene di un paese che li ha visti lavorare per vivere, crescere e invecchiare (..senza offesa.. vale anche per me.. ); Maurizio e Tania arrivati da realtà certamente più metropolitane, ma subito integrati perfettamente nella nostra piccola comunità che presto è diventata a pieno titolo anche la loro. Tutti e quattro animati da una giusta dose di onestà intellettuale e morale che, inevitabilmente, era incompatibile con l’opposta impronta amministrativa pretesa dal sindaco. Si era capito subito che non avrebbero potuto coesistere. Ma questo l’hanno già spiegato bene loro.
Quando si amministra, è vero, si scende in piazza e si parla con la gente, si ascoltano i bisogni e si verificano le soluzioni, ma sempre nella prospettiva degli interessi di una collettività e mai del singolo. Non ci si attacca al telefono e si chiama a destra e manca, vantando un titolo politico per “evitare” o “favorire” qualcosa, illudendo la povera gente con quel “Tranquilli, ci penso io”; perché il criterio del “ci penso io” per fortuna è morto da tempo e il mondo della Pubblica Amministrazione va ( e deve andare ) avanti imparzialmente in forza di leggi e regolamenti, davanti ai quali anche il sindaco di Roma capitale non è nessuno, se non un comune mortale che ha l’obbligo – come gli tutti altri - di osservarli nonché di adempiere alle sue funzioni con disciplina e onore, come gli impone l’art. 54 della Costituzione.
Un sindaco non è diverso dai suoi cittadini nemmeno quando dorme, quando mangia, quando passeggia per il paese, quando entra in un bar, in un negozio o in un ristorante, e non è nessuno nemmeno quando si presenta alla nave pretendendo di salire senza biglietto, con il rischio di farsi spedire in agenzia dall’ufficiale di turno, moralmente integro, che sa fare il suo dovere, perché il sindaco – appunto - è un passeggero come tutti gli altri.
Certo, chi da questa brevissima performance amministrativa ha ottenuto quel che desiderava, continuerà ad osannare il suo sindaco benefattore, chi stava per ottenere qualcosa pure, e non esiterà a condannare quei “cattivoni” che hanno interrotto la catena, me compresa, con onore ovviamente. Ma il risultato di questo devastante modo di intendere la politica è sotto gli occhi di tutti. Un fallimento totale. Un fallimento che parla da solo, ma per chi fosse rimasto indietro, consiglio l’attenta lettura dell’articolo pubblicato il 3 maggio u.s. dalla stampa online.
In quella nota, Fortunato, Fabrizio, Tania e Maurizio hanno descritto esattamente questi undici mesi di amministrazione e altrettanto precisa è stata la fotografia dell’ex sindaco: una descrizione perfettamente fedele alla realtà, che a leggerla, chi come me l’ha vissuta, anche se in parte meno direttamente di loro, fa impressione per come e quanto sia vera. Bravi.
Per questo non ho da aggiungere altro, se non le suestese esplicitazioni di quel che già è stato eloquentemente illustrato da loro. E’ la stessa sensazione del difensore arrivato all’arringa finale con mille cose da dire e che viene preceduto dal Pubblico Ministero quando conclude per l’assoluzione dell’imputato invocando gli stessi motivi!
Solo l’ ultima cosa, per dovere di chiarezza e trasparenza che non mi sono mai mancate: Paola Mancuso ha (s)parlato di brindisi e di cene tra me e i suoi ex collaboratori… sappiate tutti che è assolutamente falso, anche se – onestamente – non vedo dove sarebbe stata tanta onta, visto che ci conosciamo da una vita ormai…, peggio ancora ha (s)parlato di trame alle sue spalle da parte dei B&B che, dopo un anno, ha deciso di riesumare e rimandare in scena.. Non so se se le cavi dalla testa lei queste bufale o qualcuno gliele suggerisca, ma voglio fare un appello a chi le vuol bene: anziché foraggiare la fantasia e la rabbia del nostro ex sindaco, aiutatela a capire che il sipario si è chiuso e che insistere a gettare fango su chi ormai ha indossato per l’occasione un bell’impermeabile multicolore, fa male solo alla sua immagine perché gli schizzi tornano sempre indietro. E con questo anch’io, come Fabrizio, Tania, Fortunato e Maurizio, chiudo le trasmissioni, perché la mia poltrona di taffetà beige non è politica e, per quanto sia estremamente gratificante, è molto impegnativa e non mi consente di passar le giornate al computer a scaricare chili di frustrazioni che ( grazie a Dio ! ) non hanno mai fatto parte della mia vita.
Cesarina Barghini