Il filosofo greco Aristotele sosteneva che i numeri sono solo semplici astrazioni, a meno che non abbiano una sostanza a cui riferirsi.
Calza alla perfezione sui commenti ai risultati elettorali che tirano in ballo immaginarie alchimie numeriche di altrettanto immaginifiche coalizioni, peraltro candidabili ad eterne contrapposizioni e filosofici distinguo, di un ipotizzato centrosinistra quasi vincente: alambicco proporzionalista tipico della 1^ Repubblica, per varie ragioni un numero senza senso, astrazione appunto.
Per quanto di mio interesse, due sono i numeri che, invece, di sostanza cui riferirsi ne hanno dolorosamente tanta.
Il primo è quello, abnorme, dell'astensionismo, nei fatti continuamente ignorato e sottovalutato.
Il secondo misura la realtà attuale del PD, per il quale l'analisi sarebbe molto chiara ma anch'essa continuamente ignorata e sottovalutata.
Già il PD deve scontare difficoltà genetiche, essendo nato nel 2007 come un Frankenstein politico senza una propria storia coerente, combattuto tra sinistra storica e centrismo democristiano.
Nel corso degli anni, poi, ha via via perso per strada cuore, pancia e cervello sognante, diventando un partito liquido, disperdendo la storica presenza sui territori, la rappresentatività convinta dei problemi della società e delle persone, la capacità di espletare una vera e coraggiosa politica sociale e riformista.
Allora il numero, quello elettorale, esiste e come, a fronte di questa sostanza, ma che tristezza.
Un mio amico ricorda una frase di Gramsci : “Mi sono convinto che anche quando tutto è o pare perduto, bisogna rimettersi tranquillamente all’opera, ricominciando dall’inizio” (Antonio Gramsci, Carcere di San Vittore, 12 settembre 1927).
Verissimo e molto saggio, chiaro segno di disperata speranza.
Ma, oggi, sembra che proprio l'inizio non sia del tutto incoraggiante, considerato che è subito iniziata la gara per la guida del partito, purtroppo senza che alcuno dica innanzitutto di quale partito.
Il tritacarne dei segretari è sempre stato in funzione, ma quello politico del partito è rimasto sempre senza corrente a fronte, invece, della prioritaria necessità di una vitale rifondazione, di una ricostruzione della propria identità e della dignità di partito votato al riformismo sociale, dell'orgoglio di essere. Con cuore, pancia e cervello sognante.
Sinceramente non so se, oggi, sia veramente possibile ricominciare dall'inizio, ma vorrei tanto assistere a ciò, ancora partecipandovi per quanto mi è possibile.
Paolo Di Pirro