Si legge dell'amarezza anche un po' lamentosa nei commenti elettorali dei “compagni” di Sinistra. Tradiscono come una speranza delusa, o un senso di impotenza. I risultati elettorali non sono certo quelli auspicati, ma certo erano ampiamente prevedibili -e previsti-, e comunque sono chiarificatori. La situazione è finalmente in movimento, e credo che continuerà a muoversi a lungo, come avviene dopo i terremoti, in scosse di riassestamento che appaiono inevitabili. Ma per capire cosa accade bisogna saper leggere gli accadimenti senza emozioni e senza pregiudizi.
Partiamo da Destra. Meloni ha vinto, ma meno di quanto si poteva pensare e forse anche lei e i suoi avevano pensato: 26% era già accreditato dai sondaggi delle ultime settimane, che però davano Salvini al 15%; ma la Lega ha il 9%, e FdI è sempre al 26. Dove sono finiti i voti leghisti perduti? E con Salvini ferito come finirà ora? Berlusconi, dato per finito (anche da me) già nel 2000, è ancora lì con il suo pacchetto di elettori: sono suoi -li ha comprati- e finché dura lui durano loro. Ma appare fermo come un cartello. Senza vita né speranze. Poi ci sono gli spiccioli, che ormai si contano in unità. Meloni ha il 26% del 64% degli elettori: circa il 16% del totale degli elettori di diritto, se faccio bene i conti. Ed è quella che ha vinto e ha più voti di tutti...
Passando al cosiddetto (da se stesso) Terzo Polo, Calenda e Renzi hanno preso i voti che i sondaggi preelettorali davano loro, non uno di più; e molti di meno rispetto a quanto pensavano e speravano. Vedremo cosa ne faranno…
Veniamo al cosiddetto Centrosinistra. Il PD ha gli stessi voti -pochini- del 2018; comunque di nuovo quanto gli attribuivano almeno da un mese i sondaggi. E cosa sperava? Il confronto con il passato è drammatico. Quando ancora si chiamava DC andava su percentuali del 35-40%. La componente di Sinistra -in dissolvimento da trent'anni- si affanna coi pochissimi residui a fare la politica degli altri, che però la fanno meglio in proprio: prima i Socialisti (Napolitano e i Miglioristi) e i Radicali (Referendum a cascare); poi i Democratici americani Clinton e vari globalisti, che però stanno in America; poi i “liberisti” alla Berlusconi; poi i neoliberisti e i postmodernisti (Blair e Renzi), che i veri neoliberisti hanno sempre trattato da valletti; e infine l'Agenda Draghi, cioè la politica conservatrice, liberale, filoamericana, schiacciata sull'Europa in cerca d’autore…
La SinistraSinistra, bella e impossibile, sta sulle nuvole come i filosofi di Aristofane a recitare un sogno perduto.
Se questa è la realtà che ci circonda, la vittoria della Meloni e dei suoi Fratelli è davvero il male minore fra quelli che dovremo affrontare negli anni a venire. Chiunque, anche prima delle elezioni, avesse guardato la realtà senza occhi accecati dall'interesse personale -piccolo piccolo-, o dal narcisismo, o dalla "ricerca del tempo perduto", avrebbe potuto vedere quello che vediamo ora: la Sinistra è così dal 1989, quando è morta la mamma URSS e gli orfani non hanno più saputo far nulla da soli (perché la mamma non gli aveva insegnato a fare da soli: faceva tutto lei!). Il PCI in tutte le sue incarnazioni dopo Togliatti -o se vogliamo essere generosissimi, dopo Berlinguer-, è stato come paralizzato dall'incapacità di guardarsi allo specchio, di riconoscersi, di avere una immagine di sé e di scegliere una propria linea politica. Fino a quando Occhetto -e poi l'ineffabile Veltroni, e poi l'astuto D'Alema- non hanno pensato e proposto che la linea la potevano prendere da fuori già fatta (terziarizzazione, come nelle nostre industrie che risparmiano sulla ricerca, e che vanno tanto bene!). Il Partito ha sistematicamente allontanato -nei casi più fortunati, ignorato o neutralizzato- chi era capace di pensiero critico (che ce n’erano per casa...), e fatto andare avanti gli imbelli che non disturbavano. Ed eccoci qui. E pensavano che questa volta la fedeltà all'Agenda Draghi e al suo Governo dei Migliori -con tanto di guerra e inflazione- avrebbe fatto esplodere il consenso?
Ora non ci sono più veli, non ci sono più alibi. Ci vorrà ancora un po' di sofferenza per liberarci della DC. Ma ce la si può fare: certo non stando fermi sulla riva a guardare i cadaveri dei nemici che passeranno. Prendendo il toro per le corna e cominciando a farla noi la politica tenendosi lontano da ogni voglia di protagonismo.
Scrive ieri Michele Serra su Repubblica: “La politica è parlare al popolo: né più, né meno. Coglierne i bisogni e gli umori, respingerne (spiegando bene perché) la parte che si considera nociva, fare propria (spiegando bene perché) quella che si considera giusta e utile, e di interesse comune. Trasformare il rancore in progetto, l’esclusione in presenza. Destra e sinistra non adoperano lo stesso vaglio, proprio no, per fare questa selezione. Il problema è che la destra, negli ultimi anni, ha continuato a fare la sua, la sinistra no. Era troppo occupata a salvare la Patria.
Ora la Patria la deve salvare la Meloni (che il dio degli improvvisatori la assista…). L’alibi dello “spirito di servizio” cade, finalmente, lasciando il Pd solo con le sue parole, i suoi silenzi, le sue incertezze, i suoi dirigenti così spesso di flebile carisma. Spogliato di tutto il suo sussiego istituzionale, della sua disponibilità così come della sua boria. Nudo, sconfitto, privato della sua sola vera gloria recente, che è il potere. L’occasione è unica.
La Sinistra sa benissimo, in cuor suo, che la sua sola vera identità è il cambiamento. In un mondo così iniquo, scempiato dalla guerra, da accumuli di ricchezza mai visti sotto il cielo (nemmeno tra un faraone e un suo schiavo c’era la disparità di potere e di destino che separa un Bezos, un Musk, da un proletario americano); dalla crisi climatica; dal martirio distante delle ragazze iraniane e da quello prossimo delle ragazze pakistane uccise, in mezzo a noi, da un padre infame; da un’ignoranza di ritorno che alimenta superstizione e pregiudizio in forme organizzate; e infine dal trionfale e legittimo ingresso al governo del Paese degli eredi del fascismo <…>.
Se è sorda, non lo sentirà. Se non è sorda, può ricominciare da se stessa, da quello (tanto) che già sa, che ha già imparato, e dal tantissimo che ancora non sa e non ha capito. Ma alle spalle di Enrico Letta, prima di lui, tutto ma proprio tutto era già accaduto, e il Pd aveva già rinunciato, quasi per intero, all’irrequietezza senza la quale non esiste sinistra e neppure esiste “progressismo”, cioè critica del presente e ricerca del futuro.
Costretta a tornare on the road dal voto popolare, la sinistra ne approfitti. Ha buona gente e buone idee a portata di mano. Dimentichi la sua lunga fase governista: ha avuto lo sfratto, dunque si incammini. La strada è lunga”.
Luigi Totaro