In riferimento ai danni, al momento giudicati irreparabili, delle due linee del gasdotto Russo di Gazprom, nord stream 1 e 2 nel Mar Baltico, un paio di sere fa nel corso di una nota trasmissione serale su La7 un importante invitato rispondendo alla conduttrice sulle possibili cause di tali danni non appena ha iniziato ad accennare ad un possibile "sabotaggio messo in atto da professionisti molto preparati", subito è stato interrotto dalla nota conduttrice che parlandogli sopra ha insinuato: “sabotaggio da parte dei Russi, tanto per capirci”. No, non mi sono dimenticato il punto interrogativo, in quanto la conduttrice ha affermato con sfrontata sicumera e senza alcuna possibilità di replica o messa in dubbio tale versione dei fatti data già per scontata a poche ore dall'accaduto, sfrontatezza e sicumera di cui in questi giorni, a parte il quotidiano “La Verità”, i media main stream nostrali, ma anche internazionali, hanno dato ampio sfoggio in un festival di tesi strampalate e ridicole a danno dei russi, a coprire coloro che molto probabilmente sono i veri responsabili e dei quali il pronunciare anche solo sottovoce il nome è considerato un vero e proprio tabù, se non un reato di lesa maestà, nel Paese che forse più di tutti in Occidente è piegato da diversi anni ai desiderata e agli ordini del padroncino a stelle e striscie e che a tutti gli effetti e a tutti i livelli si può benissimo considerare una colonia americana.
A mio modesto parere, pur non avendo trovato ancora la pistola fumante, la prova provata, per cui si possa affermare con sicurezza che gli autori dei sabotaggi di cui sopra possano essere gli Usa, magari con l'appoggio di forze Nato, basterebbe guardare la storia tormentata della costruzione delle due linee del gasdotto a quanto sembra irrimediabilmente andato distrutto.
La linea Nord stream 1 vede la conclusione dei lavori nel 2011 ad opera di un consorzio di società del settore dell'energia e degli idrocarburi di vari Paesi fra cui Russia (Gazprom 51%), Germania, Olanda e Francia; sulla terraferma, oltre che dalla Russia, passa sul territorio Estone e Finlandese, passando poi sul fondale del Mar Baltico per approdare sul suolo tedesco e da li rifornire di gas l'Europa occidentale.
L'assemblaggio del Nord Stream 2 è iniziato nel 2015 e tra sospensioni e sanzioni varie della Ue a danno della Russia era stato terminato a settembre del 2021. Sempre passando dai territori estone, finlandese, nel Mar Baltico ed infine approdando sul territorio tedesco. Tale linea è stata sempre avversata dal governo americano, sia dall'amministrazione Trump e più di recente dal presidente Biden, ma anche dalla Polonia, uno dei più fedeli vassalli di tali amministrazioni. Le pressioni statunitensi sul governo tedesco affinchè questo non concedesse il passaggio della struttura sul proprio territorio e perchè interrompesse la collaborazione con Gazprom nella costruzione della linea, mano a mano che i lavori e gli accordi commerciali procedevano, si sono fatte sempre più forti e asfissianti e accanto all'iniziativa governativa si sono andate via via affiancando iniziative personali di vari senatori che con missive hanno minacciato anche il sindaco di una piccola isola tedesca affinchè non desse riparo nel suo porto alle navi che partecipavano alla posa dei tubi sul fondo del mare. Il tutto nel classico stile americano che contraddistingue da sempre l'azione prepotente e da controllore e dominatore del mondo che i governi a stelle e strisce hanno avuto dagli albori della loro storia nei confronti di chiunque non facesse le cose come volevano loro. In effetti la linea Nord Stream 2, pur terminata la sua posa, non è mai entrata in funzione e , a questo punto, sembra proprio che mai lo farà. E tutto questo a danno prima di tutto della Germania la quale sembra essere la prima vera vittima designata di tutta l'azione del governo americano. Se ci pensiamo bene la Germania è la locomotiva d'Europa e quindi un suo crollo da un punto di vista economico, si porterebbe dietro con sé una buona parte del vecchio continente a partire dal nostro Paese.
Fra l'altro un indizio molto pesante che i responsabili di tale sabotaggio possano essere proprio gli Stati Uniti è quanto detto il 7 febbraio scorso durante un discorso del presidente Biden alla Casa Bianca durante il quale lo stesso ha affermato senza mezzi termini che ad un eventuale intervento di Putin in Ucraina (cosa che si è verificata poco più di 2 settimane dopo) gli Stati Uniti sarebbero intervenuti, fra le altre cose, proprio rendendo di fatto inservibile per sempre il gasdotto Nord stream. All'incalzare di una giornalista su come sarebbe stato possibile arrivare a ciò, Biden risponde:”Non si preoccupi, quando arriverà il momento, conosciamo il modo per renderlo inservibile per sempre”.
Alla luce di quanto riportato sopra, tutto documentato anche in video e riportato anche in un incontro pubblico da uno degli autori della nota rivista italiana di geopolitica Limes, ancora come può il main stream nostrale dare credito, ma anche solo per scherzo, o anche solo sospettare, adduncendo immaginifiche ragioni, alla versione imboccata loro dai servizi di intelligence americani o ucraini, secondo la quale i responsabili degli atti di sabotaggio siano i russi e non riuscire ad adombrare il minimo dubbio sul pieno coinvolgimento degli stessi Stati Uniti? Se non è propaganda questa, cosa può essere considerato propaganda allora? In più, proprio mentre da noi giornali e Tv non sono ancora riusciti a mettere insieme nella stessa frase "sabotaggio " e "Stati Uniti", proprio negli Stati Uniti, in un noto e seguito talk Show della Tv americana, in prima serata, il conduttore, una star del piccolo schermo d'oltreoceano, ha seriamente schernito chi accusa la Russia per l'accaduto e accusato affatto velatamente l'amministrazione Biden, apostrofando il segretario di Stato Victoria Nuland ("leggendaria" distributrice di dolcetti e panini fra la folla per conto dell'America durante le manifestazioni di Piazza di Euro Maidan nel 2014 a Kiev) come "quel genio di Victoria Nuland", mettendo in risalto anche le motivazioni, non solo economiche ma anche tentativo di dare avvio ad un escaltion del conflitto in corso, di tale azione.
Come aggravante a carico degli stessi Stati Uniti, fra l'altro vi sarebbe una certa tendenza, una coazione a ripetere, alla recidiva in situazioni simili, in una quantità tale da non lasciare quasi adito a dubbi sulla colpevolezza del governo americano. Una modalità di azione tipica di chi soffre di gravi manie di persecuzione in virtù delle quali la migliore difesa, verso l'ipotetico possibile aggressore, diventa l'attacco; ed in effetti sappiamo come ad esempio i Calvinisti/Puritani siano sbarcati sul suolo americano nel corso del XVII secolo, provenienti dal vecchio continente, da là fuggendo proprio in seguito ad un periodo di grandi persecuzioni verso gli aderenti a quella corrente del Cristianesimo, fondata da Giovanni Calvino, riformatore protestante, fra la Svizzera e la Francia nel corso del XVI secolo. E nel nuovo mondo subito i nuovi coloni, una volta raggiunta una certa consistenza di presenze, e sull'onda di questa mania di persecuzione risultante dai traumi psicologici originatisi dalle persecuzioni patite nei rispettivi Paesi del vecchio continente, o anche semplicemente come rivalsa, hanno preso a sterminare i Nativi allo scopo di usurpare loro quante più terre possibili fino a rinchiudere questi ultimi in risicati fazzoletti di terra, naturalmente fra le peggiori terre degli Stati Uniti, e portando quasi a termine il genocidio con l'eccidio sul fiume del Sand Crrek nel 1864 perpetrato con inaudita violenza a danno degli stessi Nativi. In quell'occasione furono trucidati senza alcuna pietà inermi pellerossa fra cui donne, anziani e bambini, una tendenza che si è più volte tragicamente ripresentata nel corso della storia da parte delle forze armate USA e che il giornalista Julian Assange aveva ben documentato divulgando al pubblico immagini top secret degli scempi dei militari americani impegnati in Iraq nel 2003; sappiamo come per Assange sia andata a finire, alla faccia della tanto decantata libertà a stelle e strisce, e come potrebbe andare a finire anche a Edward Snowden, a cui proprio Putin nei giorni scorsi ha concesso la cittadinanza russa.
Andrea Isolani