Prende corpo la speranza che, finalmente, la celebrata Torre di Marciana Marina possa abbandonare lo stato di manufatto oramai a rischio di abbandono e di ultimo degrado, per diventare viva e funzionalmente in grado di svolgere un prezioso ruolo di testimonianza della propria storia, delle tradizioni marinare e di quanto il paese possa raccontare di se stesso.
Dopo più di un lungo decennio di polemiche politiche, di contese private e di atti giudiziari, la corrente Amministrazione comunale ha potuto annunciare , lo scorso 29 luglio, che la Torre sia stata acquisita in via definitiva dal Demanio dello Stato da parte del Comune di Marciana Marina e che la stessa sarà sottoposta ad interventi di restauro conservativo, grazie anche al finanziamento pubblico di “oltre 400.000 euro”.
E' più che legittima l'attesa, ora, che l'attuale Amministrazione sappia, e voglia, cogliere l'occasione per evitare di rendere la Torre solo un monumento a se stessa, un bel manufatto cilindrico e poco altro di più, trasformandola, invece, in una testimonianza vivente, come vissute e partecipate dovrebbero essere tutte le presenze culturali.
Il naturale prerequisito per raggiungere questo obiettivo è l'allargamento dello spazio museale, la costituzione e l'organizzazione di un “complesso museale”, incentrato sulla Torre, in grado di assicurare maggiori spazi museali, adeguati servizi, migliori condizione di accesso e sufficiente sicurezza in considerazione della collocazione portuale.
La preesistenza, alla base della Torre, di due manufatti e dell'area libera tra di essi, rappresenterebbe proprio l'occasione utile per consentire, ottimizzandolo, il raggiungimento dei suddetti scopi nel rispetto dei prioritari interessi pubblici e delle generali ricadute positive sul paese.
Al momento, i due manufatti non rientrano nel patrimonio comunale di Marciana Marina, è noto. Tuttavia sarebbe un vero e proprio peccato, ed una eventuale imperdonabile leggerezza, rinunciare a priori ad effettuare tutti i possibili passi per coinvolgere nel progetto le aree ed i manufatti identificati, perché un “secondo tempo” potrebbe semplicemente non esserci.
Paolo Di Pirro