Dopo due anni di emergenza sanitaria, era auspicabile un libero dibattito e una riconciliazione ragionata sulla base dei dati epidemiologici e scientifici elaborati e pubblicati nel frattempo in tutto il mondo.
Invece, anziché confrontarsi e prendere atto degli errori e dei successi nella prevenzione e cura della malattia (uso una terminologia “neutra”, perché se voglio pubblicare sui social non posso usare la parola covid, in barba alla libertà d’espressione garantita costituzionalmente), vediamo che si continua come niente fosse contro i sanitari che hanno scelto di non sottoporsi alla vaccinazione obbligatoria.
I medici e gli altri sanitari che da “eretici” già dal marzo 2020 hanno curato a domicilio i propri pazienti con farmaci di facile ed economica reperibilità, talvolta con enorme sacrificio umano, evitando così l’ospedalizzazione di decine di migliaia di pazienti ed ottenendo un successo terapeutico neanche paragonabile con la tachipirina e vigile attesa prevista dal protocollo ministeriale, ebbene proprio loro, che in un mondo normale dovrebbero essere premiati, sono ancora, contro ogni evidenza logica e scientifica, stigmatizzati ed emarginati.
Se questa ferita non sarà elaborata con sincerità e lontano dagli interessi finanziari e geopolitici che pesano come macigni su tutta la questione, diventerà un’altra malattia cronica del nostro paese, dove l’ideologia strumentalizza la storia e divide le persone per meglio controllarle. Per la pacificazione ci vuole però il coraggio e la volontà d’impegnarsi ognuno nel proprio personale e, contemporaneamente nell’azione collettiva: la pillola rossa è dura da buttare giù. In questa difficile digestione può aiutarci la volontà e la capacità di ascoltare chi non si è irreggimentato: non sono tutti delle mammole è vero, e ci vuole discernimento, ma la prima regola è un bel digiuno dalla televisione e dalla stampa di proprietà di chi ha interessi finanziari nelle industrie farmaceutiche e nelle fabbriche di armi, nonché da chi è da sempre filo governativo.
Un po’ di silenzio mediatico fa bene al cuore e regala il tempo per leggere il programma dei nuovi padroni del mondo. Mi permetto di consigliare tra le opere di Klaus Schwab, “La quarta rivoluzione industriale”. Del circolo di Davos, di cui Schwab è il leader, fanno parte tanti “giovani” governanti, giornalisti e intellettuali progressisti e conservatori, ben assiepati intorno a chi detiene le redini del mondo finanziario contemporaneo.
Una volta informata, la persona ha il diritto di scegliere in quale mondo vorrebbe vivere.
Se però non si conosce l’obbiettivo delle élite mondiali, è facile che il popolo si accapigli su ciò che è irrilevante e distolga lo sguardo dai suoi reali interessi.
Graziano Rinaldi
per Libera Scelta Elba
Ognuno a questo mondo è libero di manifestare i più estremi pensieri: che la terra sia piatta, che esistano gli alieni, o che si possa guarire qualsiasi malattia con l'acqua di Lourdes o ancora con quell'altra (lucrosissima e big pharma non c'entra) acqua fresca dei cosiddetti preparati omeopatici.
Ora ristabilito il diritto di alcuni (per fortuna pochi) operatori sanitari di esercitare una professione medica pur avendone contestato le "ufficiali" fondamenta scientifiche, in coerenza con le convinzioni loro, mi si permetta di porre attenzione sull'esercizio di un altro diritto.
Credo che un cittadino "normale", come me, abbia il diritto di cautelarsi, e di evitare di essere "curato" da chi non crede nel dettato della scienza (condiviso dalla pressoché totalità delle autorità nazionali ed internazionali del settore).
Sia chiaro, io non voglio appiccicare la targhetta "no-vax" sul camice di nessuno, ma le autorità sanitarie devono tutelarmi, perché io di un operatore sanitario No-Vax non mi fido e mai mi fiderò, finché la scienza (sì, quella ufficiale, cioè l'unica) non gli darà ragione.
E poi c'è il diritto di Alice (la chiameremo così) che spiego subito chi sia.
Alice, infermiera fresca di laurea, è stata fiondata nell'inferno dei reparti Covid in piena pandemia, a fare turni "scafandrati" e massacranti per quattro soldi, a veder crepare umani di ogni tipo, perfino no-vax che avevano esordito strappandossi la maschera dell'ossigeno, o addirittura facendosi beffe della sua "mise" che non le consentiva di bere, mangiare, pisciare per ore.
E nonostante ciò, nonostante le precauzioni, il Covid Alice se l'è beccato per due volte.
Certo è stata molto più fortunata di tanti tantissimi suoi colleghi che "alla fine dei turni" hanno indossato poi un cappotto di legno, ma Alice avrebbe tutto il diritto di non essere presa ulteriormente per il culo, e di non fidarsi a sua volta (o no?) di eventuali compagni di lavoro "negazionisti".
Scusate la relativa "pacatezza" e non mi rispondete, non avrei proprio niente altro da aggiungere.
Di certezze ne ho poche, ma quelle che ho non le metto in discussione.
sergio rossi