Dalla fine della Guerra Fredda è stato difficile identificare una politica occidentale coerente in Africa. Pare sia giunto il tempo di modificare la negligenza dei leader occidentali con delle politiche di espansione del commercio, della sicurezza alimentare, del clima, della salute, dell’economia, della sicurezza nazionale e dei legami politici.
Forse, mettendo in gioco un complesso intreccio, un desiderio di fare le cose al meglio delle possibilità – fare qualcosa di utile per l’Africa che fa bene anche all’Europa –. L’intenzione dovrebbe essere non quello che faremo per le nazioni e i popoli africani, ma quello che faremo con le nazioni e i popoli africani. Troppo spesso l’Occidente, qualunque sia l’identità politica o culturale, sinistra o destra, conservatore o progressista, estrema destra o estrema sinistra, vede l’Africa con lo sguardo del colonizzatore come un terreno di caccia.
Sarebbe opportuno cambiare, magari, chiedendo all’Unione africana di diventare un membro permanente del gruppo del G20 delle nazioni sviluppate e in via di sviluppo. Impegnarci ad investire miliardi di euro da spendere nei prossimi anni per affrontare le sfide fondamentali del continente.
Pare ci stiamo risvegliando da un lungo sonno e improvvisamente siamo preoccupati dell’ascesa della Cina in Africa. Pechino sta investendo in modo aggressivo in molte nazioni africane da anni attraverso un modello di soft power senza scrupoli e ambisce a sfruttare la mano d’opera a basso costo, le risorse naturali e le infrastrutture strategiche e costruire una propria influenza geopolitica. L’Occidente non dovrebbe fare percepire l’interesse per l’Africa come un gioco anti-cinese, che creerebbe spiacevoli echi del colonialismo, ma presentarsi come il partner migliore sfruttando anche il fascino che emana per cultura, stile di vita e benessere. La guerra in Ucraina ha vanificato le speranze di ripresa dei Paesi africani, già colpiti duramente dall’epidemia di Covid-19.
L’orizzonte del continente oggi è segnato da una forte instabilità geopolitica, sociale ed economica senza precedenti. Se Bruxelles non mette in campo politiche di sviluppo in Africa, l’Europa e l’Italia, porta naturale nel Mediterraneo, nei prossimi anni saranno interessati da una migrazione di massa, probabilmente, con milioni di africani che fuggono dalla fame e dalla povertà.
Tuttavia, la vera prova del successo non sarà quello che diciamo ma quello che facciamo ascoltando i leader africani. Cercando di invertire le rotte delle migrazioni. Investendo miliardi di euro in Africa con un Recovery Fund o Next Generation, come fatto in Europa nel dopo pandemia. Per offrire maggiore stabilità, progresso, benessere e prosperità agli africani.
Una sfida per il futuro del Vecchio Continente.