Terminata la scarica di attacchi di questi giorni, è ora che (...) rispondiamo noi, che siamo rimasti leali al Sindaco, al voto ricevuto, e al gran lavoro fatto insieme nell’interesse del paese.
Che cosa si rimprovera al Sindaco? La mancanza di comunicazione interna? L’autoritarismo? La mancanza di ascolto o di coinvolgimento? Il decisionismo? L’essere stato la causa di dissidi interni tra i componenti della maggioranza e tra i dipendenti?
Noi, che abbiamo lavorato insieme a lui, possiamo garantire che non è mai stato così. Il Sindaco è sempre stato aperto al dialogo costruttivo; quando c’è stato bisogno di spiegazioni o chiarimenti è stato il primo a fornirli. Certo, bastava chiederlo dimostrando interesse a partecipare alla vita dell’amministrazione e disponibilità a capire. Tutto ciò, insomma, che voi non avete avuto.
Quando mai, salvo rarissime eccezioni e quando addirittura non le avete boicottate, avete partecipato agli eventi, alle inaugurazioni, alle feste, quando mai prima dei consigli comunali, salvo rarissime eccezioni, avete mostrato non diciamo interesse, ma una semplice conoscenza dei problemi? Quante volte avete cercato il dialogo col Sindaco o con noialtri della giunta? Quando mai avete preso la parola in Consiglio esprimendo un’opinione, o illustrando una delibera, o prendendo una qualche posizione politica? Siete stati automi della manina alzata?
Il Presidente del Consiglio, che aveva la delega al bilancio, quando doveva fare la relazione sulle delibere di sua competenza, si limitava al compitino di leggere l’appunto preparato dagli uffici.
La delegata al patrimonio pretendeva di far valere la delega per mettere bocca sulle cose minimali, ma è stata latitante sulle vere questioni patrimoniali del Comune (e ce n’erano: il Villaggio Paese, il federalismo demaniale, la trattativa con la Prefettura per il canone della nuova Caserma CC, la vendita dei beni, l’assegnazione dei voltoni ….)
Il Sindaco si è sobbarcato la gran parte del lavoro, anche amministrativo in aiuto degli uffici, sopperendo alle vostre assenze e alle vostre carenze, e mai si è tirato indietro dal risolvere i problemi. Abbiamo lavorato anni in mezzo a condizioni difficilissime, con gli uffici in sofferenza e con i disagi della pandemia, portando a casa risultati enormi in tutto il territorio, e voi che fate? Criticate ciò che è stato fatto e lamentate quello non fatto? Ma dove eravate? Quale è stato (o, evidentemente, non è stato) il vostro contributo?
Attribuite al carattere del Sindaco le tribolazioni nei rapporti personali, ma dite un sacco di bugie ed evidentemente non siete in buona fede.
Avete il pessimo gusto di strumentalizzare ai vostri fini la memoria di Tino Mondellini, ma fate finta di non sapere che restituì le deleghe non per dissapori con il Sindaco, ma per contrasti con altre figure della giunta, che il Sindaco – per il dovuto rispetto dei ruoli – non poteva all’epoca smentire. Ma, forse, aveva ragione Tino Mondellini.
L’assessore Battaglia, invisa al territorio che si vantava di rappresentare, si dimise dalla sera alla mattina per mai chiariti motivi “personali e politici”, ma in realtà era in perenne contrapposizione con altro assessore, di cui pretendeva la rimozione.
Al vicesindaco Fortunati le deleghe vennero revocate perché tramava per far cadere il suo Sindaco (...) che voi stessi avete perpetrato, e con l’appoggio del Presidente del Consiglio comunale. Che oggi si lamenta, perché dopo non è stato chiamato lui a fare il vicesindaco. Lui, proprio lui, che fino al giorno prima era stato fra i "congiurati", e che non poteva certo reclamare una fiducia che mai – nemmeno dopo – avrebbe meritato.
Mattia Gemelli ricorda la sua “storia politica”. La storia che conosciamo noi non è da vantarsi: prima nel PD, poi in Italia Viva. Tentato da Canovaro, poi schierato con noi, poi aspirante congiurato per conto della minoranza, poi di nuovo in maggioranza, poi fuori dalla maggioranza però disposto a votare con essa, poi dimissionario a scoppio ritardato. Se della politica si apprezza la coerenza...
Caro Mattia Gemelli, visto che ti compiaci di citare i classici, ti suggeriamo noi quella più adatta a te; è l’invocazione dell’Oracolo di Delfi cara a Socrate, Conosci te stesso. E una volta che ti sei conosciuto, traine le conseguenze.
Abbiamo dovuto confrontarci con gli uffici senza la stabile presenza di un Segretario Comunale. Uno, mandato a Rio grazie ai rapporti personali del Sindaco con il Ministero, venne controvoglia e appena poté se ne andò per ragioni personali; un’altra dovette scappare spaventata dagli intrighi e dalle inimicizie tra il personale.
Dite oggi che eravate all’oscuro di tutto, ma non è vero. Se però davvero fatti e motivi non sono conosciuti è perché voi siete stati più assenti che presenti, anzi, quasi sempre assenti. Alle riunioni di maggioranza convocate dalla capogruppo ogni volta che lo riteneva necessario (e la capogruppo è una di quelle che si lamentano delle poche occasioni di dialogo) rarissimi sono stati i momenti di dissenso.
Emblematica la vicenda del porto turistico (come del piano strutturale e di tante altre cose): nata sin dal 2019, comunicata in tutte le salse, dopo ben quattro anni vi siete accorti che non vi piaceva; lasciamo stare il merito, è possibile dire di non essere stati informati? Di non essere stati coinvolti? Indifferenti per anni, ma sempre pronti a “cascare dal pero”. E comunque, non truccate le carte: la questione porto era chiusa da tempo, e come avete voluto voi, (...).
È stato un problema il carattere del Sindaco? A noi non è pesato perché abbiamo lavorato in armonia con lui. E anche con voi abbiamo cercato il dialogo, ma la maggioranza di voi, attanagliata dai sospetti, si è (soprattutto da ultimo, quando ce n’era più bisogno) sottratta. Troppo decisionista il Sindaco? Un Sindaco deve decidere. E meno male, perché senza le decisioni prese nulla si sarebbe fatto. E se si fosse aspettato voi, nulla si sarebbe fatto.
E parliamo delle dimissioni. Il 27 dicembre c’è stata – convocata apposta – una riunione di maggioranza per comprendere in un confronto tra noi se il vostro mal di pancia era tale da non consentirvi di arrivare a fine mandato. Ed è stata una verifica democratica, che chiedeva franchezza e leale impegno. A parte una, che se ne è andata prima, tutti avete assicurato appoggio fino alla fine, con la promessa che ogni ulteriore decisione importante avrebbe dovuto essere oggetto di confronto.
Il risultato quale è stato? Che pochi giorni più tardi, dopo aver flirtato con la minoranza davanti agli occhi di tutti, il Presidente del Consiglio è uscito dalla maggioranza e poco dopo vi siete dimessi di soppiatto, senza dire una parola, senza comunicare che avevate cambiato idea (...)
Vi assicuriamo, per la quantità di messaggi e di attestati di solidarietà che riceviamo, che la gente è disgustata da questi comportamenti, dei quali – a soli quattro mesi dalle elezioni – non capisce il motivo. E che non ci siano motivi validi lo capite anche voi che siete presi dall’ansia di fornire spiegazioni, e vi adoperate a darne di postume, forzate e poco credibili. Non dite le bugie (...) Ottenete l’effetto opposto a quello che sperate.
Se non eravate d’accordo con noi perché non aspettare pochissimi mesi? La democrazia, quella che voi invocate senza saperne il significato, vuole che il confronto avvenga nelle urne, che lo decida la gente e non una misera congiura da quattro soldi.
(...)
Valeria Barbagli
Simonetta Simoni
Mirco Mancusi