Leggendo i dati delle primarie tra gli iscritti del PD nei nostri territori, Isola d'Elba, Piombino e i comuni della Val di Cornia, per la scelta del segretario nazionale, colpisce il livello di astensione tra gli iscritti stessi al Partito che si è registrato nei 15 circoli dove nell'ultimo fine settimana si sono svolte la prima fase delle primarie, quella interna.
L'astensione degli iscritti, cioè iscritti che pur avendo diritto al voto non lo hanno esercitato, su tutta l'area ammonta al 44%, 397 su 899 iscritti, quasi la metà degli iscritti. È interessante inoltre analizzarla nelle varie aree (Val di Cornia 45%, Piombino 55%, Elba 38%, Campiglia 30%), con una punta elevata proprio su Piombino, con il 55% di astensione degli iscritti alle primarie, senz'altro l'area più colpita da questo fenomeno e legata alle vicissitudini della crisi sociale dovuta alla crisi industriale ed anche per le ambiguità e giravolte del gruppo dirigente locale sul Rigassificatore.
Le motivazioni possono essere varie, dalla generale sfiducia verso la politica che c'è in tutto l'elettorato italiano o la sfiducia verso la politica specifica fatta finora dal PD, con il sostegno alla politica guerrafondaia e liberista filoatlantista del governo Draghi/Letta, con l'abbandono delle politiche del lavoro e industriali, il mancato sostegno al "pubblico" o per la crescente sfiducia verso la stessa politica amministrativa della Regione Toscana, Ciani/Bonafè, specialmente in materia Sanitaria.
La stessa assenza di una proposta politica di cambiamento del Paese e delle necessarie alleanze è forse il disincentivo principale. Ed anche su questo metodo di scelta del Segretario e del modello di partito leggero, dove a decidere veramente non sarà il risultato delle primarie degli iscritti, bensì quelle dei cosiddetti elettori "non iscritti" del 26 febbraio (che anche loro, i cosiddetti "non iscritti", conteranno solo in questa circostanza) che potranno, come presumibile, ribaltare lo stesso risultato ottenuto nel voto degli iscritti, avvallando la sensazione che in questo partito gli iscritti non contano in questa ed in altre scelte.
Anche il numero esiguo degli iscritti ne è una prova dal momento che tra l'esserlo ed il non esserlo, conta più quest'ultimo status. L'impressione, se analizziamo bene questa situazione Congressuale del PD nostrano, non indica per niente segnali di ripresa e rilancio.
Al proprio interno cova una sfiducia verso lo stesso partito e la prospettiva. Anche la stessa qualità del dibattito e delle proposte politiche degli stessi candidati, dal "riformismo amministrativo" di Bonaccini, al "nuovismo stantio" della Schiel assomigliano ad un manierismo ripetitivo e immobile, già conosciuto in precedenti congressi con altri candidati.
Il tema, specie dopo queste elezioni, di una nuova forza della sinistra è ancora aperto, ma non affrontato.
Giuseppe Coluccia