La nota dell’assessore alla tutela dell'Ambiente del Comune di Capoliveri, Laura di Fazio, sull’incontro che il ministro dell’ambiente e della sicurezza energetica (MASE) Gilberto Pichetto Fratin ha avuto con esponenti di Forza Italia, Fratelli d’Italia e la stessa Fazio, solleva temi importanti perché mettono in evidenza le contraddizioni di una politica che diventa troppo spesso greenwashing.
Infatti, la prima da convincere sulla necessità della Valutazione di Impatto Ambientale (V.I.A. che Legambiente ha sempre ritenuto necessaria, anche per l’ampliamento della cava di caolino della Crocetta) per la realizzazione del dissalatore ci pare la presidente del Consiglio Giorgia Meloni che il 10 luglio 2022, in piena campagna elettorale, scriveva nell’editoriale “Le tante azioni mancate dietro l’emergenza siccità - Rete idrica più tecnologica e acqua potabile dal mare. Così si combatte la siccità. (rispettando l’ambiente)”, pubblicato sul Corriere della Sera (in prima pagina con rimando a pagina 19): «Ma c’è anche un’altra tecnologia che ha fatto passi da gigante negli ultimi anni e che dovrebbe essere maggiormente sviluppata in Italia: la desalinizzazione del mare, anche per produrre acqua potabile. Il riscaldamento globale, le caratteristiche morfologiche della nostra penisola e le buone prassi osservate in tante nazioni ci impongono di puntare forte su questa tecnologia. Purtroppo il governo (Draghi, ndr) sembra di tutt’altro avviso. Nella cosiddetta “legge salva mare”, ha persino posto una serie di ostacoli burocratici (la VIA, ndr) che rendono ancora più lungo e tortuoso l’iter autorizzativo per i dissalatori. Un autogoal senza alcuna ragione ambientalista, né logica di sviluppo. Oggi abbiamo bisogno di far partire tutto e velocemente e di operare vere semplificazioni normative e burocratiche». Inoltre i dissalatori sono tra gli impianti finanziati con il PNRR e che lo stesso ministro Pichetto Fratin e l’intero governo hanno confermato.
Ci sembrano anche molto interessante che il ministro Pichetto Fratin e il sottosegretario Claudio Barbaro abbiano «Mostrato interesse per la problematica in virtù delle rappresentate criticità in materia di tutela dell’ambiente marino», ora speriamo che rispondano alla lettera che il 18 dicembre 2020 il presidente nazionale di Legambiente, Stefano Ciafani, ha inviato al ministro dell’ambiente (allora Sergio Costa M5S). ricordando che «La Strategia europea sulla biodiversità presentata dalla Commissione Europea lo scorso 22 Maggio, sulla quale avete espresso parere positivo in sede di consultazione del Consiglio dei Ministri dell’Ambiente lo scorso 23 Ottobre, ha tra i suoi obiettivi quello di proteggere entro il 2030 il 30% del territorio terrestre e marino europeo», aggiungendo: «Crediamo sia oramai ineludibile e urgente sanare quello che è un vero e proprio paradosso della tutela della biodiversità italiana, con la riapertura dell’Iter istitutivo dell’Area marina protetta dell’Arcipelago Toscano – prevista dalla legge 31 dicembre 1982, n. 879, “Disposizioni per la Difesa del Mare” e dalla legge quadro 394/91 sulle aree protette e confermata da tutti i successivi aggiornamenti legislativi e accordi internazionali sulla biodiversità e la protezione del mare sottoscritti dall’Italia».
Aspettiamo ancora una risposta, ma facciamo presente che con l’Area marina protetta sicuramente la V.I.A. si sarebbe fatta. Poi, se si va alla conferenza dei servizi e si approva il dissalatore, è evidente che si salta la V.I.A., come hanno confermato anche recenti sentenze.
E come non essere d’accordo quando nel comunicato della Fazio si legge: «Si ribadisce che è assurdo oggi realizzare un impianto di dissalazione alimentato da fonti non rinnovabili». Temiamo però che il governo che sta realizzando il rigassificatore a Piombino e che Giorgia Meloni che è fresca di una spedizione con ENI e Snam ad Algeri per portare sempre a Piombino il gasdotto GALSI Algeria-Sardegna-Italia – un’opera gigantesca, obsoleta, costosissima e con un fortissimo impatto ambientale marino, sfiorando l’Isola d’Elba –, difesi in Parlamento dal ministro Pichetto Fratin come opere prioritarie, vadano in tutt’altra direzione. Così come in tutt’altra direzione vanno le dichiarazioni di esponenti del Partito Democratico e della Lega di Salvini di utilizzare le compensazione per il gasdotto e il rigassificatore per metanizzare l’Isola d’Elba. utilizzando così fonti non rinnovabili per alimentare come e più di oggi l’Elba (e il dissalatore).
In questo contesto, per quanto riguarda l’energia, il comunicato del Comune di Capoliveri ha il pregio di mettere sul tavolo una questione che Legambiente ha posto fin da subito: il consumo energetico del dissalatore doveva essere alimentato da fonti energetiche pulite, come un campo fotovoltaico-eolico da realizzare nell’ex area mineraria in accordo con Parco Nazionale e ministero dell’ambiente e/o pale eoliche galleggianti offshore.
Sono queste le compensazioni che la politica e le amministrazioni elbane e regionali dovrebbero chiedere al governo, invece di favorire le sue arretrate e “assurde” politiche pro-fossili, come il voler far diventare l’Italia l’hub del gas europeo – comprandolo da Paesi dittatoriali come Algeria e Libia - e Piombino la capitale europea della crisi climatica.
Come ha detto la nostra responsabile nazionale energia Katiuscia Eroe rispondendo a una domanda su energia e dissalatore al Convegno a Portoferraio del 25 febbraio sul rigassificatore: qualsiasi progetto, compreso un dissalatore, può essere alimentato da un impianto di energie rinnovabili progettato per farlo. Basta volerlo, dimensionarlo, presentarlo ed approvarlo. Noi lo avevamo chiesto, altri hanno ritenuto non opportuno pretenderlo.
Legambiente Arcipelago Toscano è disponibile fin d’ora a lavorare con il Comune di Capoliveri e le altre amministrazioni elbane e le forze politiche, sociali ed economiche perché le compensazioni abbiano come priorità di alimentare l’intera Elba - non solo il dissalatore - con fonti rinnovabili, perché è non solo assurdo dal punto di vista ambientale e della dipendenza energetica da altri Paesi, ma anche antieconomico, realizzare gasdotti e rigassificatori, all’Elba, a Piombino e in Italia.