È ormai ampiamente dimostrato che il progetto del rigassificatore a Piombino rappresenta un’offesa all’ambiente, al territorio e alla democrazia. Che sia un impianto altamente impattante e pericoloso, lo attestano le numerose prescrizioni formulate dagli enti competenti al commissario governativo, nonché presidente della Regione Toscana, ai fini dell’autorizzazione dell’impianto. Prescrizioni che, in una condizione di effettiva autonomia e libertà da condizionamenti, avrebbero certamente indotto i firmatari ad esprimere parere negativo. Si capisce bene che non potevano. Il grave impatto dell’impianto sulla città e sul territorio è confermato anche dalle promesse, presumibilmente vane, delle cosiddette compensazioni.
La vicenda del rigassificatore è divenuta un caso nazionale grazie alla lotta di migliaia di cittadini organizzati in comitati, mentre Piombino è diventato il simbolo della lotta contro il fossile e il cambiamento climatico. Per questo l’11 marzo prossimo si terrà proprio a Piombino la manifestazione nazionale contro i rigassificatori, per andare oltre il fossile.
La scusa dell’emergenza si è rivelata insensata: non abbiamo passato l’inverno al freddo come certi politici e una narrazione tossica avevano previsto. I dati dimostrano che il consumo di gas in Italia è diminuito negli ultimi anni e che dovremmo consumarne ancora meno per rispettare gli indirizzi europei di contrasto al riscaldamento globale. Inoltre, sempre secondo dati ministeriali, nel 2022 sono aumentate le esportazioni italiane di gas. Dunque serve meno gas, non più gas.
il rigassificatore è un progetto sbagliato e antistorico per tre ordini di motivi: ambientali (la transizione ecologica non può avvenire insistendo su fonti fossili come il gas), di sicurezza (impianto a rischio di incidente rilevante) ed economici in quanto ostacolerebbe il processo di diversificazione produttiva e occupazionale in corso nel territorio della Val di Cornia. E non è soltanto una questione di Piombino, ma un problema generale e territoriale. Per questo è necessaria una grande partecipazione di cittadini, associazioni e forze politiche e sindacali al corteo di sabato prossimo, con l’auspicio che anche i Comuni della Val di Cornia, del Golfo di Follonica e dell’isola d’Elba aderiscano con i loro sindaci e i loro gonfaloni. Sarebbe un gesto di civiltà in difesa del territorio e della democrazia, contro l’arroganza della politica e il potere della speculazione economica.
Rossano Pazzagli
Docente universitario di storia dell’ambiente
Società dei territorialisti