Ho letto con interesse le considerazioni di Andrea Galassi su “l’isoletta verde&blu” e in parte le condivido.
Nel 2010 l’On.Francesco Bosi pubblicò un suo libro con il titolo “Una certa idea dell’Elba”, nel quale sosteneva che per far ripartire il turismo, allora un po’ in crisi, era necessario riavviare, in tutta l’isola, una politica di nuove espansioni edilizie a carattere turistico. Il libro fu presentato in un affollato incontro pubblico a Portoferraio a cui partecipai per contestare quella proposta. Affermai che l’isola, per sostenere il turismo, non aveva affatto bisogno di nuovi insediamenti edilizi, ma, al contrario, di una attenta e rigorosa politica di tutela del suo patrimonio naturale. In questo credo di essere in perfetta sintonia con Galassi. Quello che però ci divide è che per lui non esiste più l’isola verde/blu del passato. Per me invece esiste ancora.
Per molti anni ho fatto parte della schiera di Amministratori elbani che Galassi qualifica come “Signori borghesi” e sui quali esprime un giudizio molto severo. Durante il mio lungo impegno politico ed amministrativo ( anche come Segretario comunale) ho conosciuto Sindaci, Assessori e Consiglieri che non facevano parte della categoria dei “Signori borghesi”. E che non avevano affatto scelto di impegnarsi nella loro Amministrazione comunale per soddisfare interessi speculativi di parenti ed amici. Non appartenevano a “comitati d’affari”.
Dopo la seconda guerra mondiale quegli Amministratori, hanno avuto il non leggero compito di occuparsi delle sorti di una popolazione che, nella sua stragrande maggioranza, viveva in pesanti condizioni di difficoltà economica, anche di miseria e di fame ( tant’è che molti elbani furono costretti ad emigrare ) e che, finalmente, intravide nel turismo una via d’uscita, la possibilità di un futuro di benessere.
Nel periodo che va dal dopo guerra agli anni ‘60’ non solo all’Elba, ma anche a livello nazionale era molto debole la sensibilità per i problemi ambientali. E nei decenni successivi la Politica nazionale non dimostrò certo di avere a cuore la cura del Paese Italia. E ci ha fatto regalo di tre condoni edilizi in 20 anni. Nel 1984 con il Governo Craxi, nel 1994 e 2003 con i Governi Berlusconi. Negli anni successivi, poi, sono stati fatti non pochi tentativi, per fortuna falliti, di approvarne altri. Questa irrefrenabile smania di “condonare” non ha certo contribuito a far crescere una sensibilità, una cultura per l’ambiente. Al contrario ha fortemente incoraggiato l’abusivismo. Nel nostro “scoglio” il condono poteva essere negato solo se chi aveva costruito abusivamente non riusciva ad ottenere dalla Soprintendenza ai beni ambientali e culturali di Pisa l’autorizzazione paesaggistica, vale a dire una valutazione positiva del rispetto del vincolo paesaggistico a cui è sottoposta tutta l’Elba. Ottenuta dalla Soprintendenza quella autorizzazione ai Sindaci non restava che legittimare quanto costruito in difformità dai permessi edilizi ottenuti o addirittura in contrasto con le previsioni dei piani urbanistici comunali.
Tutto questo non assolve certo i Politici elbani, me compreso, da responsabilità. Sono state compiute, un po’ ovunque, scelte che ci appaiono oggi sbagliate. In talune parti del territorio, è vero, sarebbe stato bene costruire con un minore impatto ambientale o non costruire affatto, ma si può parlare, come fa Galassi, di uno “sconvolgimento” addirittura “drammatico” del paesaggio? Di un’isola “prostituita al Dio cemento”? A me sembra di no.
Vedo un po’ ovunque tanto verde, una vegetazione che, rispetto al passato, è molto più rigogliosa. Nel 1996 gran parte dell’Elba è stata inserita nel Parco nazionale dell’Arcipelago toscano, per il suo particolare valore ambientale. Se fosse stata deturpata da colate di cemento forse non avrebbe potuto diventare Parco. Navigando intorno all’isola non mi sembra che sia giusto gridare alla cementificazione selvaggia della costa.
Abbiamo spiagge bagnate da un mare che da anni non presenta più tracce di inquinamento. Ce lo confermano i periodici controlli che vengono effettuati dalla Agenzia regionale per la protezione dell’ambiente. Alcune di esse hanno ricevuto importanti riconoscimenti a livello nazionale ed internazionale. E che dire delle trasmissioni televisive che si sono spesso occupate della nostra isola, esaltandone la bellezza. Sereno variabile, Linea blu, Paesi che vai ed altre ancora. Del film girato dalla TV tedesca nel 2020 intitolato “ Un’estate all’Elba”.
Concludo. Per me l’Elba non ha ancora perso i suoi colori, il suo fascino non ostante la “pressione” del turismo. Certo, concordo con Galassi, è giunto il tempo che la Politica cominci “a cambiare paradigma”. A non seguire “l’idea” dell’On.Bosi e privilegiare, invece, progetti di manutenzione, di recupero, di riqualificazione ambientale, di valorizzazione delle nostre ricchezze naturali e culturali. Riuscirà in questo la Politica futura? Non ne ho certezza, ma, come il Direttore di Elbareport, ripongo molte speranze nelle nuove generazioni.
Giovanni Fratini