Riceviamo e pubblichiamo
Non c’è più tempo. L’atto irresponsabile che lo scorso 16 gennaio ha portato un coacervo di soggetti – rancorosi in cerca di seconde occasioni, trasformiste seriali, nostalgici mussoliniani, candidati a vita, adolescenti in attesa di crescita, in sintesi l’accozzaglia come efficacemente definita da uno di questi stessi soggetti – a colpire l’amministrazione comunale pur di affossare la persona di Marco Corsini è miseramente fallito.
Quel che è successo nei due mesi successivi al commissariamento prefettizio è sotto gli occhi di tutti.
L’esercito di generali in cui nessuno era disposto a fare il soldato si è frantumato. Peggio ancora, sulle ceneri dell’accozzaglia è nata una nuova proposta politica guidata da personaggi che a Rio Elba e a Portoferraio hanno lasciato il pessimo ricordo di una destra inefficiente e irresponsabile.
Tornando ai protagonisti di questa resistibile Armada, essi ricordano l’imperizia dell’apprendista stregone della ballata di Goethe: hanno evocato forze sociali e dinamiche politiche senza tener conto delle radicali trasformazioni intervenute nella comunità riese e certificate dai risultati delle elezioni politiche di settembre; una comunità purtroppo sempre più lontana dalla tradizione operaia e viceversa sempre più sensibile alle pulsioni populistiche.
Vedere esponenti della sinistra piaggesi sottovalutare questa realtà e proporre giochi di prestigio per mascherare collaborazioni indecenti con esponenti fascisti rappresenta un insulto non solo all’intelligenza dei riesi, ma anche a un Partito Democratico che a livello nazionale sta compiendo una coraggiosa opera di autoriforma.
Dinanzi a tanta devastazione, i due mesi trascorsi hanno però segnato un elemento positivo:
è maturata nella popolazione una profonda avversione verso un modo di usare la politica come scorciatoia per il perseguimento di obiettivi personali più o meno confessabili.
E’ tempo che questa avversione si manifesti verso tutti coloro che hanno demolito la casa comune nella speranza di portarsi a casa un infisso e li sanzioni prima nel dibattito pubblico e poi nell’urna elettorale.
È tempo che le comunità riesi, pur nelle more di un reale processo di unificazione, elaborino un senso civico unitario attraverso una riflessione sincera - e al tempo stesso severa - dell’esperienza amministrativa trascorsa che, tra luci e ombre, rimane a nostro avviso un riferimento certo in un mare di macerie.
Al sindaco Marco Corsini vanno riconosciuti competenza, tenacia, onestà e soprattutto il coraggio di aver resistito alle pressioni e agli interessi personali. Va riconosciuto altresì di aver retto l’amministrazione in un periodo funestato da due anni di pandemia, con la difficoltà di assemblare ex-novo una macchina amministrativa e di governare sotto la spada di Damocle di una maggioranza raccogliticcia i cui limiti sono andati evidenziandosi in un crescendo rossiniano culminato nel commissariamento.
A fronte di questi dovuti riconoscimenti, a nostro avviso rimane la consapevolezza dei limiti di una esperienza amministrativa più attenta alle cose che non alle persone, più alla gestione che non alla partecipazione.
La nuova scadenza elettorale e l’appuntamento della presentazione del programma offre alla nuova squadra radunata attorno a Corsini l’occasione di valutare tanto i limiti del passato, quanto le linee di un progetto improntato alla cura del territorio e delle sue comunità.
Occorre un disegno che ponga al centro dell’attenzione le esigenze delle persone e la fatica del vivere che colpisce le età più fragili - gli anziani e i giovani – in una situazione socio-economica devastata dagli effetti congiunti della crisi e dell’inflazione e dove sole vie di uscita diventano l’impoverimento del valore del lavoro e l’estensione del lavoro nero.
Occorre un pensiero forte che sia in grado di ridare fiducia a una imprenditoria locale in affanno aiutandola a superare le difficoltà della nuova regolamentazione delle risorse balneari e incoraggiandola a sperimentare senza remore la ricerca di collaborazioni virtuose con operatori esterni.
Occorre la capacità di analizzare le condizioni del territorio partendo dalla conoscenza degli andamenti demografici, dei flussi migratori attivi e passivi, della formazione di nuove comunità etniche al nostro interno, della richiesta di competenze lavorative e dell’offerta di formazione.
Occorre infine costruire un programma che sia uno strumento duttile, vivo e pulsante costantemente sottoposto alla verifica della popolazione, capace di ridefinirsi in base alle nuove emergenze e di includere le intuizioni e la creatività che la gente comune può portare in dono all’opera degli amministratori. Un programma fondato sul principio che la virtù principale di chi governa è l’ascolto.
Un’ultima considerazione: un programma innovativo aperto ai cittadini e al loro contributo non è sufficiente. Occorre che la sua attuazione sia affidata ad amministratori capaci di distinguersi dai volti noti dei gestori di interessi personali e lobbistici troppo spesso abbarbicati agli uffici comunali. Gente nuova, possibilmente giovane che possa misurarsi, sotto la guida e con l’assistenza di competenze amministrative consolidate, con l’affascinante compito di dare gambe ai propri e agli altrui sogni.
E’ questo a nostro avviso anche il dovere e la missione di un sindaco, educare nuove generazioni alla responsabilità amministrativa e garantire così che una comunità possa attuare il fondamento della propria esistenza: l’attitudine all’autogoverno.
Danilo Alessi, Giuseppe Paletta