Indifferibile, assieme a sviluppo, beneficio, priorità, imprescindibile, necessario, indispensabilità, fondamentale, urgente, ineluttabile, sono solo un piccolo florilegio dei termini usati per definire il radioso futuro di fratellanza e floridezza che illuminerà l’isola solo e soltanto se l’aeroporto sarà ingrandito. In caso contrario, ahinoi, la miseria dilagherà per le nostre marine e stormi di avvoltoi appollaiati sulle pendici del Capanne attenderanno la fine della nostra agonia.
La corsa farsesca di quasi tutte le associazioni di categoria, di quasi tutte le sigle politiche dal PD al Centrodestra compresi fantomatici comitati unipersonali per il Comune Unico, riunite in una sconclusionata e inedita foto di famiglia ha dato in queste 2 settimane prova tangibile dell’esistenza non tanto del pensiero debole quanto di quello che potrebbe essere definito, usando la terminologia tricologica, del pensiero cotonato.
Nel cuore della narrazione ansiogena e, diciamolo, oggettivamente ricattatoria (o si allunga la pista o si chiude) che accompagna la richiesta di ampliamento dell’aeroporto troviamo però un capoverso quasi affettuoso e comprensivo verso quelle famiglie che dovrebbero essere costrette a lasciare le loro case, di famiglia o da non molto tempo acquistate, e/o i loro terreni per essere trasferite non si sa dove.
“Le contrarietà manifestate da alcuni cittadini proprietari di case o terreni confinanti con l'aeroporto sono del tutto comprensibili (bontà loro) ed è per questo che come associazioni riteniamo necessario, da una parte affrontare il tema con una attenta progettazione (a tutt’oggi inesistente) che limiti il più possibile i disagi, dall’altra fare in modo che ogni danno o privazione economica subita venga in tutto e per tutto compensata da risarcimenti adeguati, esattamente come avviene per qualsiasi opera di pubblico interesse.”
Lo scivolone è sulle ultime parole, il “pubblico interesse”.
Di pubblico interesse, almeno per quanto riguarda gli elbani, c’è la continuità territoriale aerea e l’aeroporto che già esiste è in grado di continuare a soddisfarla senza problemi. Il resto, dai voli privati all’osannato allungamento della pista per permettere il decollo e l’atterraggio di aerei più capienti possono forse soddisfare altri legittimi e pur tuttavia privati interessi, certamente non interessi che riguardino grandi numeri di campesi e di elbani in generale, bensì di una ristretta cerchia di alberghi o di servizi che ad un turismo di nicchia guardano, appunto con interesse, per migliorare la propria redditività. Non si comprende perché con (molto) denaro pubblico (cioè di tutti noi) si dovrebbe dunque finanziare un’opera destinata a soddisfare i circoscritti e privati interessi di una ristretta e già piuttosto florida categoria economica. Se poi si vogliono considerare l’impatto ambientale e acustico che il viavai di aerei di medie dimensioni hanno su un territorio abbondantemente antropizzato e molto problematico dal punto di vista idrogeologico ecco che un’opera di quel genere assume connotati completamente contrari al significato di “pubblico interesse” arrivando a costituirsi come una vera e propria offesa al territorio, alla salute e al benessere dei cittadini di Marina di Campo.
Ciliegina sulla torta: come in molti sanno, presumibilmente anche Alatoscana e Toscana Aeroporti, sono già in uso aerei in grado di trasportare fino a 50 passeggeri che possono decollare su piste di lunghezza inferiore ai 1000 metri, come quella della Pila. Di uno di questi, l’ATR 42 600 STOL, si può trovare la brochure pubblicitaria al link The ATR 42-600S: Where STOL Meets State-of-the-Art - ATR (https://www.atr-aircraft.com/blogpost/the-atr-42-600s-where-stol-meets-state-of-the-art/)
Anzi, proprio in quella brochure, se avrete la pazienza di consultarla, c’è la foto di un aeroporto per il quale questo aereo è stato progettato. Indovinate qual è.
Di questo aereo la stessa ATR prevede una larga diffusione nel giro di qualche anno, sicuramente meno di quanti servirebbero a progettare e allungare la pista di Campo e a espropriare case e terreni dei malcapitati destinati al trasferimento forzato.
briganteemezzo