Nell’assordante silenzio del dibattito sulla frammentazione amministrativa dell'Arcipelago toscano e dell'Isola d'Elba in particolare si pone la necessità di un piano strategico e di una governance per accedere alle risorse europee nel periodo 2014-2020. L’isolamento dell’Arcipelago Toscano si traduce in una condizione di vantaggio per l’applicazione della Strategia nazionale delle aree interne promossa dal governo nazionale italiano che classifica i comuni interessati come Aree interne ultraperiferiche. Condizione necessaria per accedere direttamente alle risorse nazionali del quadro comunitario di sostegno è quella di disporre di un progetto strategico e di un accordo di partenariato tra i soggetti interessati a traghettare l’area interna ultraperiferica dell’Arcipelago Toscano nel 2020.
http://www.elbareport.it/politica-istituzioni/item/5464-l%E2%80%99arcipelago-toscano-nel-2020
La strategia nazionale delle aree interne “La forte diversificazione naturale, climatica e culturale del territorio e il suo accentuato policentrismo costituiscono un tratto distintivo dell’Italia che offre opportunità di sviluppo solo assai parzialmente sfruttate. Questi aspetti assumono particolare rilievo nelle “aree interne”, ossia in quella parte del Paese – circa tre quinti del territorio e poco meno di un quarto della popolazione - distante da centri di agglomerazione e di servizio e con traiettorie di sviluppo instabili ma al tempo stesso dotata di risorse che mancano alle aree centrali, “rugosa”, con problemi demografici ma al tempo stesso fortemente policentrica e con elevato potenziale di attrazione. A queste aree interne è opportuno valutare se destinare nella programmazione 2014-2020 una particolare strategia di intervento. Tre possono essere i suoi obiettivi:
1) Tutelare il territorio e la sicurezza degli abitanti affidandogliene la cura. Intervenire in modo sporadico ed emergenziale sui suoli e sulle risorse fisiche territoriali comporta costi assai cospicui, anche umani. La messa in sicurezza diventa efficiente solo in presenza di una popolazione residente nel territorio.
2) Promuovere la diversità naturale e culturale e il policentrismo aprendo all’esterno. La duplice diversità naturale e poi frutto dell’azione umana delle aree interne è ricchezza del Paese, ma richiede un modello economico e sociale coeso, che sappia assicurare modelli di vita nelle aree interne competitivi con quelli offerti dalle aree urbane e sia aperto ai contributi esterni.
3) Rilanciare lo sviluppo e il lavoro attraverso l’uso di risorse potenziali male utilizzate. Fra tutela del territorio e della sicurezza degli abitanti e promozione delle diversità e sviluppo esiste una relazione biunivoca: i primi offrono opportunità forti al secondo; ma solo se c’è il secondo la popolazione troverà attraente e conveniente vivere in questi territori e potrà quindi assicurare manutenzione e promozione della diversità. Una valorizzazione adeguata delle aree interne può consentire nuove, significative opportunità di produzione e di lavoro. Così come un disegno efficiente delle piattaforme dello stato sociale - prima di tutto della salute e dell’istruzione – è necessario per consentire a un tempo migliori servizi per tutti - e quindi attrattività dei luoghi - e minori costi.
Una strategia che miri a questi tre obiettivi deve essere concettualmente robusta, condivisa e leggera.
Non deve costituire una gabbia, prima teorica e poi procedurale, per irreggimentare le iniziative private e pubbliche già esistenti - come spesso accade nel nostro Paese - ma una maglia analitica affidabile entro cui: dare forza, riconoscimento e propulsione a ciò che è già in corso; aprire varchi alle energie umane innovative, specie dove oggi predominano rendita e miope conservazione; promuovere una visione culturale della straordinaria qualità di vita che questi territori possono assicurare.
Nel costruire questa strategia sono necessari due passi:
- sviluppare a partire dai passi già compiuti una “mappa di larga massima” di queste aree che tenga conto non solo dei loro tratti naturali, di dispersione abitativa e di accessibilità, ma anche della adeguatezza dei servizi fondamentali quali scuola e salute, una mappa che serva a misurare tendenze e ragionare, non certo, come erroneamente si è fatto in passato, a predeterminare dove intervenire;
- mettere in chiaro “chi è contro” e “chi è a favore” del progetto: sono contro coloro che dalle aree interne estraggono oggi risorse anziché innovare (discariche, cave, progetti per l’energia eolica o le biomasse che non lasciano alcun ritorno per il territorio) e sono contro la cultura del “comunitarismo chiuso” (che postula il ripiegamento su mono-identità locali, chiuse all'apporto esterno e al confronto col diverso); sono a favore gli innovatori di ogni età che per motivi ideali o di profitto abbiano idee robuste sull'uso del territorio e siano pronti a confrontarle in modo concorrenziale con altri, interni o esterni al territorio stesso.” http://www.dps.tesoro.it/Aree_interne/doc/Metodi_ed_obiettivi_27_dic_2012.pdf
La strategia nazionale delle aree interne si inserisce nel Quadro di sostegno comunitario (QSC) adottato dalla Commissione Europea che regola la gestione dei fondi europei
Il punto 5.1.5 del Regolamento prevede lo Sviluppo locale di tipo partecipativo.
“Gli Stati membri avranno la possibilità di utilizzare processi comuni di preparazione, negoziazione, gestione e attuazione, e saranno incoraggiati a farlo soprattutto laddove è maggiore la necessità di un miglior coordinamento degli investimenti in infrastrutture e del capitale umano.
I Fondi del QSC devono rispondere a una pluralità di esigenze di sviluppo a livello subregionale e locale. Per facilitare la realizzazione di interventi multidimensionali e trasversali, la Commissione propone di rafforzare le iniziative di tipo partecipativo, agevolare l'attuazione di strategie integrate di sviluppo locale e la formazione di gruppi di azione locale, sulla base dell'esperienza dell'approccio LEADER.”
La realizzazione di un piano strategico e di una governance condivisa tra i portatori di interesse e gli enti locali dell’Arcipelago toscano, è una opportunità per accedere direttamente agli strumenti finanziari di sostegno previsti nell’ambito del quadro strategico comune dell’Unione Europea nel periodo 2014-2020.
Paolo Gasparri