Leggo con stupore il comunicato in cui la Segreteria PD Circolo di Portoferraio si chiede “dove sia all’Elba quell’invasione di cemento”. Forse il latente conflitto di interessi dei professionisti elbani legati alle attività costruttive, edilizie e portuali, a cui sono affidate funzioni politiche e amministrative impedisce di osservare che il territorio dell’Isola d’Elba è sottoposto ad un processo di banalizzazione che ha trasformato le campagne una volta coltivate in periferie urbane anonime spesso prive di servizi urbani. La stessa classe politica e amministrativa è stata incapace di avviare gli strumenti di tutela e valorizzazione dell’Isola d’Elba in linea con le convenzioni internazionali, le direttive europee e con le norme nazionali e regionali e di utilizzare a pieno regime le opportunità offerte dagli strumenti di sostegno comunitari.
Il Piano paesistico dell’Isola d’Elba approvato dalla Regione Toscana e previsto dal Codice per la tutela dei beni culturali che recepisce la Convenzione europea del paesaggio è molto elastico e consente alle Commissioni paesaggistiche comunali troppa discrezionalità. Ritengo che Franco Cambi possa condividere che un piano strategico di Portoferraio debba prevedere la tutela dell’aspetto architettonico della città rinascimentale e delle fortezze medicee, la fruizione della villa romana delle Grotte e sopratutto l’eliminazione della Gattaia, ancora da inaugurare.
L’applicazione delle Convenzioni di Rio de Janeiro sulla Conservazione sulla diversità biologica e sullo Sviluppo sostenibile ha prodotto all’Elba l’individuazione dei siti Natura 2000 (Siti di interesse comunitario, SIC, e Zone a protezione speciale, ZPS) e l’Istituzione del Parco nazionale dell’Arcipelago Toscano.
Tuttavia inspiegabilmente nell’elenco delle aree Natura 2000 riguardanti Portoferraio non è inserita la laguna costiera delle saline di San Giovanni, l’area umida delle Prade, la sughereta da Schiopparello alle Picchiaie, e i SIC a mare. Inoltre queste aree non sono raccordate negli strumenti urbanistici comunali da adeguate aree di rispetto, dalle aree contigue previste dalla legge 394/1991 e dalle Aree naturali protette di interesse locale (ANPIL) previste dalla Regione Toscana a livello comunale.
Emblematica è anche la mancata istituzione dell’area marina protetta che consentirebbe di introdurre regole di fruizione del mare complementari a quelle del codice della navigazione. Inoltre l’inerzia dei Sindaci dei Comuni e dei Presidenti della Regione Toscana e delle Province di Livorno e Grosseto nell’attivare la Comunità del Parco ha impedito finora di avviare l’utilizzo di strumenti di pianificazione dello sviluppo economico basato sull’uso sostenibile delle territorio, come la Carta europea del turismo sostenibile, citata nell’intervento di Rosanna Sebastiani e Pier Paolo Calonaci, che garantirebbe lo sviluppo sostenibile di un sistema economico basato sul turismo.
Per quanto riguarda le altre problematiche ambientali a livello comunale, estendibile a tutti i comuni elbani, derivanti dall’applicazione delle norme in materia ambientale non si ha evidenza delle misure intraprese dall’amministrazioni comunali per:
- l’applicazione della Valutazione Ambientale Strategica e della Valutazione d’impatto ambientale sugli strumenti urbanistici relativamente alle misure per facilitare la partecipazione della cittadinanza;
- la riduzione del rischio idrogeologico, e la tutela delle acque dall’inquinamento per quanto riguarda le azioni per la mitigazione del rischio con la conseguente riduzione delle aree a pericolosità idraulica molto elevata (PIME), l’informazione sulla qualità delle acque distribuite dall’acquedotto e inoltre, con evidenza dell’inidoneità alla balneazione di San Giovanni e delle Ghiaie, sull’adeguatezza degli impianti di depurazione delle acque reflue rispetto al carico antropico, l’applicazione dei divieto di scarico delle acque reflue delle navi e delle imbarcazioni da diporto a meno di tre miglia dalla costa,
- la gestione dei rifiuti e la bonifica dei siti inquinati per quanto riguarda la partecipazione degli utenti per l’ottimizzazione del sistema di raccolta e gestione dei rifiuti e l’informazione sulla presenza di siti da bonificare,
- la tutela dell’aria e la riduzione delle emissioni in atmosfera relativamente alle iniziative per sollecitare misure volontarie per contenere l’inquinamento provocato dalle emissioni in atmosfera delle navi di linea,
Sono evidenti altre carenze informative sulle iniziative a livello comunale in applicazione delle seguenti norme:
-artt. 39 e 40 del DLgs 33/2013, Riordino della disciplina riguardante gli obblighi di pubblicita', trasparenza e diffusione di informazioni da parte delle pubbliche amministrazioni, per quanto riguarda la pubblicazione sul sito del comune di tutte le informazioni concernenti lo strumento urbanistico comunale e le informazioni ambientali,
-legge 10/2013, Norme per lo sviluppo degli spazi verdi urbani, relativamente al Piano degli spazi verdi urbani,
-DLgs 285/1992, Nuovo codice della strada, per quanto riguarda la Regolamentazione della circolazione nei centri abitati (art.7) e i Piani urbani del traffico e piani del traffico per la viabilità extraurbana (art. 36),
-DPR 503/1996, Regolamento recante norme per l'eliminazione delle barriere architettoniche negli edifici, spazi e servizi pubblici,
-LRT 25/2013, Determinazione dei parametri urbanistici ed edilizi. Modifiche all’articolo 144 della legge regionale 3 gennaio 2005, n. 1 (Norme per il governo del territorio), finalizzata ad adeguare gli strumenti urbanistici ed edilizi comunali alle definizioni tecniche stabilite dalla Regione Toscana.
Tutti questi principi regolano a monte gli strumenti urbanistici comunali che all’Elba appaiono opaci perchè non sono pubblicati nel sito istituzionali, sono frammentati nelle otto realtà amministrative elbane, incongrui rispetto alle necessità del territorio e privi di una adeguata visione strategica. Ne è la prova il fatto che alcuni comuni elbani sono ancora privi degli strumenti urbanistici previsti dalla legge regionale Toscana 1/2005 (Piano Strutturale, Regolamento urbanistico) e lavorano ancora in deroga al piano di fabbricazione. Il risultato quasi tutti lo vedono.
Nel comunicato si legge ancora che “Il nuovo progetto del Fronte Mare a Portoferraio è solo un progetto di riqualificazione e abbellimento di zone altamente degradate dove impera già una cementificazione selvaggia e disordinata non fruibile quasi da alcuno”.
E’ utile precisare che la variante al regolamento urbanistico per la portualità approvata dall’amministrazione comunale di Portoferraio interessa sostanzialmente l’ambito del porto cantieri e l’ambito del porto di San Giovanni.
Per il porto cantieri il regolamento urbanistico è accompagnato dal piano regolatore del porto; l’amministrazione comunale ha bandito una procedura di evidenza pubblica attraverso la quale ha identificato l’esecutore; questo soggetto presenterà un progetto che sarà sottoposto a Valutazione d’impatto ambientale. Sarà quella la sede per eventuali osservazioni per migliorare l’inserimento nel contesto urbano e naturalistico dell’intervento comunque già approvato dall’amministrazione comunale.
Per quanto riguarda il porto di San Giovanni, fortemente sostenuto dalla precedente segreteria comunale del PD, occorre considerare che il regolamento urbanistico ha previsto la possibilità di edificare in un’area a pericolosità idraulica molto elevata (PIME) in contrasto con il divieto imposto dalla legge regionale Legge regionale 21 maggio 2012, n. 21, Disposizioni urgenti in materia di difesa dal rischio idraulico e tutela dei corsi d'acqua. Per questo motivo non è possibile produrre il Piano regolatore portuale del porto di San Giovanni.
In assenza del Piano regolatore portuale il regolamento urbanistico ha previsto una procedura di evidenza pubblica per la realizzazione di punti di ormeggio rimovibili che a distanza di oltre un anno dall’approvazione della variante portuale inspiegabilmente non è ancora stato indetto. Ancora inspiegabilmente non si è ancora conclusa, con l’inevitabile rigetto delle quattro domande di concessione presentate nel 2004, la conferenza di servizi avviata nel 2006 e tuttora sospesa. Resta da chiedere dove sia “la cementificazione selvaggia e disordinata” di San Giovanni da coprire con altro cemento in quest’area che conserva intatti aspetti paesaggistici, naturalistici, storici e archeologici e meritevoli di tutela anche attraverso l’uso sostenibile del territorio.
Nel comunicato si legge infine un brano che sembra tratto da un manifesto conservatore a sostegno della dottrina “creazionista”, ormai interpretata in modo evoluzionista anche dalla Chiesa: “La natura va rispettata, ma anche indirizzata ai bisogni dell’uomo nonché di tutti gli esseri che la abitano compreso, per l’uomo, le sue necessità economiche che, senza dubbio, per continuare ad essere portatrici di ricchezza e di benessere devono essere indirizzate ad un uso della natura utile alle sue nuove necessità di convivenza compatibile con un futuro non distruttivo.” Mi sembra che questa affermazione contrasti con lo sforzo delle politiche globali, europee, nazionali e regionali e con le aspettative di grande parte della popolazione europea di realizzare una governance di economia, società, natura che assicuri la continuità del funzionamento dell’ecosistema in cui anche l’uomo è un elemento.
In conclusione auspico che la complessità del governo del territorio non sia materia solo per gli addetti ai lavori ma possa essere comunicata alla cittadinanza per realizzare una effettiva partecipazione alle scelte strategiche che riguardano economia, società e natura, e che le forze politiche partecipino adeguatamente alla formazione di un piano strategico per assicurare la continuità del funzionamento dell’ecosistema e per traghettare l’Isola d’Elba nel periodo di utilizzo dei fondi europei 2014-2020, e oltre.
Paolo Gasparri