Riceviamo e pubblichiamo:
E' bene riflettere, e continuare a riflettere su questa guerra a due passi dal nostro paese, una guerra che sembra non finire mai. E che probabilmente sarà di lunga durata. Una guerra dove vi è un popolo oppresso, attaccato da un dittatore feroce ma anche molto stupido, perchè le guerre, anche quando si vincono, si perdono sempre, Si perdono in vite umane, si perdono in spese enormi che potrebbero essere sostenute a vantaggio immediato della gente, del popolo amministrato.
Si capisce qui la grande ricchezza della democrazia, dove, ad ogni decisione, anche di non grandissima rilevanza, di chi è al potere, spesso risponde l'opposizione con critiche, che sono magari sbagliate ma che sono sempre legittime e sempre da tenere presenti nell' agire politico di chi è al governo. In una democrazia, forse, è più difficile che si decida di andare in guerra contro qualcuno.
Quando diciamo che c'è un popolo oppresso, ferocemente attaccato da un despota abituato a sentirsi dire di sì da tutti quelli che amministrano la Russia, dobbiamo però riflettere. L'Italia può permettersi di spendere, spendere e spendere per una guerra (la guerra di altri) di cui, veramente - lo constatiamo ogni giorno - non si vede la fine? E questo discorso vale per tutti i paesi europei, dove tante gente ha gravi problemi per il costo della vita, per un tetto che manca, per un servizio sanitario non sempre all' altezza. Quanta gente vorrebbe visite mediche più veloci, ma i tempi sono lunghi e non ci sono i soldi per andare da un medico privato? Spendiamo i soldi della guerra per le tante situazioni di sofferenza della gente!
Il popolo italiano è sicuramente in grandissima parte per l'Ucraina e dobbiamo augurare al popolo ucraino che riesca - se mai lo potrà - a vincere questa guerra, ma deve farlo con i propri soldi (se li ha). Non ci possiamo permettere di spendere soldi degli italiani decidendo con il cuore e non con la fredda razionalità. Perchè continuare a finanziare la guerra degli altri o meglio degli altri, anche se questi altri hanno ragione?
Guido Retali