Per la prima volta intervengo in merito alla vicenda del Tribunale di Portoferraio, l'ennesimo atto di spersonalizzazione della terza Isola d'Italia.
Volutamente sottolineo l'aspetto geografico e demografico anzichè il tema - più volte ed inutilmente perorato - dei diritti calpestati di un'Isola in cui peraltro "l'eliminazione degli ostacoli" al raggiungimento di quell'uguaglianza sostanziale garantita dalla Costituzione è stata paradossalmente perseguita a colpi di decreti ministeriali e determine dirigenziali dell'ASL per quanto riguarda l'ospedale.
Mi chiedo infatti se - in una decisione animata da logiche di taglio della spesa - si sia quantificato il rapporto tra personale addetto e mole di contenzioso, per comprendere se il reale risparmio sia tale da giustificare un così grave sacrificio dei nostri diritti.
Continuando infatti a ragionare di estensione e di numeri della popolazione residente si è operata una grave travisazione della realtà tanto più grave se si pensa che - trascorsi i tempi delle rivendicazioni e dei dibattiti - essa giustifica una modifica dell'organizzazione statale difficilmente reversibile.
L'economia di quest'isola, così come il contenzioso che ne scaturisce, è quella dei rapporti giuridici di una comunità che in estate si moltiplica a dismisura e che riguarda sotto il profilo civilistico proprietà immobiliari di chi in questa isola non vive stabimente.
Chi persegue una razionalizzazione non può cadere in tagli indiscriminati che ne sono l'esatta negazione, ma deve piuttosto riconoscere a questo territorio la qualifica di "terza "Isola d'Italia" con quello Statuto Speciale che ci avrebbe difeso da tutto questo.
I conti fatti sono sbagliati e mi auguro che i Sindaci elbani possano tentare - tra le altre - anche questa carta per tirarci fuori da una generalizzazione che si dimentica la reale anima dei territori.