Le guerre sono dure e crude specialmente per la popolazione civile. Da quel tragico Shabbat, Israele è passato dallo shock subito dall’improvviso attacco di Hamas che ha fatto migliaia di morti, stupri e rapimenti dei civili, alla rabbia della reazione con continui incessanti bombardamenti sulla Striscia di Gaza. A soffrire maggiormente a causa di questa insensata e forse folle guerra sono stati sia i civili israeliani che quelli palestinesi. Siamo passati da Hamas che il tragico 7 ottobre scorso ha stuprato, rapito e ucciso 260 ragazze e ragazzi, la cui unica colpa era forse quella di volere vivere la propria gioventù, ballando e divertendosi nel rave-party di Re’im vicino alla Striscia di Gaza, alle terribili immagini di una esplosione devastante in un ospedale di Gaza con centinaia di morti tra i civili palestinesi.
Il Medio Oriente ora rischia di scivolare verso una disastrosa guerra forse più ampia a seguito della barbarie degli attacchi di Hamas verso la popolazione di Israele. Gerusalemme non deve cadere nella trappola tesa da Hamas e di non permettere alla rabbia per l’uccisione di padri, nonni, figli e figlie, bambini e persino neonati, offuschi la chiarezza nel tentativo di distruggere Hamas.
I continui bombardamenti finora, secondo le autorità palestinesi hanno ucciso più di 3.000 persone in un continuo bombardamento degli aerei israeliani. A seguito dell’esplosione dell’ospedale di Gaza, la rabbia seguita al dolore e la collera e l’odio ha fatto scoppiare proteste in tutta la regione tra cui il Libano, la Cisgiordania, l’Iraq, l’Iran e la Tunisia.
Il Presidente Biden che si è recato in Israele sta forse cercando di applicare la potenza degli Stati Uniti e di dimostrare la deterrenza verso gli avversari di Gerusalemme come solo una visita presidenziale abbinata allo schieramento tattico di due gruppi di portaerei può trasmettere. Ciò in quanto esprime la solidarietà emotiva con la popolazione civile israeliana in una delle sue ore più buie, ma cercherà anche di alleviare la situazione molto difficile dei civili palestinesi intrappolati a Gaza, densamente abitata con i continui e incessanti attacchi israeliani verso i governanti di Hamas.
La missione forse rappresenta l’impegno più intenso dell’Occidente in Medio Oriente da molti anni, dopo che siamo rimasti a distanza da un conflitto tra israeliani e palestinesi apparentemente insolubile. Il tutto avviene anche in un momento in cui i Paesi occidentali sono già coinvolti in un’altra crisi globale con enormi implicazioni: lo sforzo dell’Ucraina di respingere un’invasione forse voluta da Putin che minaccia di cancellarla dalla mappa geografica.
Come ogni importante intervento Occidentale in un mondo travagliato, tanto comporta anche la possibilità di un fallimento, ma occorre cercare di riempire un vuoto poiché l’assenza di un dialogo politico o diplomatico significa solo altra violenza. La storia di questa regione torturata mostra che un orrore forse inevitabilmente ne genera un altro in un sanguinamento probabilmente ciclico tra rabbia, odio, dolore e collera che alimento il radicalismo e anche la futura violenza. I Paesi occidentali non possono permettersi che il Medio Oriente sia nuovamente consumato dalle fiamme, in un momento in cui la guerra e forse il totalitarismo stanno sfidando l’ordine, i valori e la nostra democrazia. In ogni caso il ruolo degli occidentali in questa fase storica di estrema tensione pare essere vitale, perché impegnati nella difesa di Israele e dei propri interessi nel contenere la crisi.
Tuttavia, una guerra forse più ampia che coinvolga Gerusalemme può essere uno scenario che forse sarebbe un incubo per l’Occidente in generale. Una leadership a distanza non è un’opzione in un momento di tale pericolo. Pare necessario sollevare la questione cosa abbia portato esattamente il viaggio di Biden. Se 20 camion di aiuti umanitari in base agli accordi con Gerusalemme e il Cairo nei prossimi giorni entreranno a Gaza forse la missione avrà fatto la differenza, ma rispetto agli enormi bisogni dei palestinesi e alle tensioni nella regione, è difficile dire se la situazione cambierà molto nel lungo periodo.
Enzo Sossi