Oltre 800 ore per l’orientamento e la profilazione di 145 detenuti, a cui si aggiungono 390 ore di formazione obbligatoria per 220 detenuti che hanno portato al rilascio di patenti per la guida di trattori e patentini Haccp e fitosanitari. Un laboratorio, in via di attivazione, sull’isola di Pianosa per la trasformazione di prodotti agricoli e la produzione di conserve, sottoli, oli essenziali.
Sono alcuni dei risultati raggiunti in 4 anni di attività attraverso Milia, progetto sperimentale della Regione Toscana finanziato dal Ministero della Giustizia attraverso il Pon Inclusione 2014-2020, per l’inserimento socio lavorativo di detenuti in esecuzione pena a Gorgona e Pianosa, che ha coinvolto anche persone ristrette nelle carceri di Livorno e Porto Azzurro.
I risultati del progetto, intitolato con l’acronimo di “Modelli sperimentali di intervento per il lavoro e l’inclusione attiva delle persone in esecuzione penale – Regione Toscana”, sono stati al centro del convegno conclusivo svoltosi questa mattina presso la sede della Camera di Commercio di Livorno. Tra gli ospiti dell’evento, la dirigente del Ministero della Giustizia Paola Giannarelli, del Provveditore regionale Amministrazione Penitenziaria Pierpaolo D’Andria, del Presidente dell’Ente Parco Nazionale Arcipelago Toscano Giampiero Sammuri, del Garante regionale dei diritti delle persone private della libertà Giuseppe Fanfani, del sindaco di Campo nell’Elba Davide Montauti.
In apertura, l’intervento introduttivo dell’assessora al lavoro e alla formazione Alessandra Nardini che ha definito il progetto “un’esperienza importante e preziosa”. “Potersi formare e poter lavorare mentre si sconta la pena in carcere – ha osservato Nardini - riduce notevolmente il rischio di recidiva perché favorisce poi il corretto inserimento o reinserimento lavorativo successivo. Questo è un tema su cui c'è ancora tanto da fare e la situazione carceraria è un problema molto importante a livello nazionale, ma come Regione ci impegniamo a fare la nostra parte, per sostenere il ruolo rieducativo che il carcere dovrebbe avere costruendo anche un percorso di reinserimento”.
“Il progetto Milia è concluso, ma non lo è di certo il nostro impegno per lavorare all'inclusione sociale e lavorativa di chi sta scontando una pena”, ha aggiunto l’assessora ricordando “gli oltre 3 milioni di euro del Fondo Sociale Europeo 2021-2027 che abbiamo investito per finanziare percorsi di formazione rivolti a detenute e detenuti, anche minori, nei penitenziari toscani”.
Nardini ha chiuso il suo intervento ringraziando “gli uffici regionali e tutti i soggetti coinvolti per aver realizzato il progetto in anni difficili come quelli della pandemia e in condizioni logistiche non semplici alla luce dei luoghi in cui il progetto è stato attuato”. Dall’assessora un ringraziamento anche “all'assessorato al sociale con cui collaboriamo riguardo agli interventi formativi rivolti alle detenute e ai detenuti” e “all'assessorato all'agroalimentare per quelli in ambito agricolo”.
Agricoltura e agrolimentare sono i settori su cui Milia ha maggiormente sviluppato le attività di formazione, alla luce anche delle attività lavorative svolte storicamente da detenuti sulle due isole dell’Arcipelago toscano. Due le direttrici seguite: da un lato soddisfare bisogni di rafforzamento delle competenze e di crescita delle professionalità, dall’altro creare attività produttive autosostenibili economicamente.
Le persone coinvolte hanno partecipato a due o più corsi, ricevendo anche un’indennità oraria per la frequenza, e nel 97% dei casi hanno conseguito le diverse idoneità previste.
Milia ha consentito anche di lavorare alla creazione di un rete informale tra istituzioni, servizi, terzo settore per aumentare le occasioni di formazione e facilitare l’inserimento nel mondo del lavoro.