Bene il recupero di piazza Gramsci, "la terrazza" con vista sulla città antica che si apre davanti allo storico Teatro dei Vigilanti. Peccato, però, che l'amministrazione Peria nella fretta di concludere ha trascurato un particolare di non poco conto: il granito utilizzato per la nuova pavimentazione non è granito elbano, non proviene dalle cave di San Piero, ma dal "continente". Quindi, piuttosto che favorire un'azienda elbana si è preferito comprare fuori dai confini della nostra isola. Questa scelta contrasta completamente con quella fatta da altri comuni elbani, come quello di Campo, dove per il rifacimento della piazza del Comune e delle vie del centro si é fatto la scelta giusta: granito elbano.
La nostra amministrazione no, ha snobbato il granito locale o peggio non ci ha neanche pensato.
Forse perché di un altro comune dell'Elba: come prove generali di "comune unico" non c'é che dire. Certo la spesa sarà stata minore, ma sicuramente anche il risultato e visto che, a dir bene, sarà l'unica cosa fatta in dieci anni si poteva farla meglio, molto meglio.
É , poi, a dir poco vergognoso dare la responsabilità della scelta alla " direzione dei lavori".
Spesso il sindaco ha parlato di "fare sistema", di "rilancio del sistema Elba": tutti buoni propositi che non corrispondo ai fatti. Da questo esempio risulta evidente che le scelte di Peria sono sempre e solo politiche, dettate da altri interessi, non certo quelli degli elbani.
ROBERTO MARINI. CARLO BURCHIELLI RICCARDO NURRA
GRUPPO. CONSILIARE. GENTE COMUNE
In attesa di una risposta da parte dell'Amministrazione Comunale (che ci auguriamo puntuale e sollecita) siamo stimolati a chiosare la nota del gruppo di opposizione, partendo dal ricordo di un'antica (fondatissima) polemica quella dei sampietrini (ma allora in omaggio al regnante sindaco li chiamammo "Sampardini") che furono collocati davanti alla Biscotteria, in Via Garibaldi e Piazza Gori. Ci parevano, quei cubetti di porfido, del tutto decontestualizzati rispetto alla tradizione ed alla cultura architettonica portoferraiese.
Fu a nostro parere una discussione stimolante, che aiutò forse gli amministratori, dopo quella pacchianata, non solo a recuperarla, ma anche a condurre interventi nel centro storico di Portoferraio improntati ad una maggiore "coscienza monumentale", licenziando interventi anche pregevoli indirizzati al recupero (ove possibile) delle pavimentazioni originarie o comunque con l'uso di materiali storicamente compatibili talvolta con eccellenti risultati (citiamo solo a tito di esempio Via Roma, Via Guerrazzi e piazza Cavour).
Ciò premesso e indipendentemente dall'effetto estetico che sortirà la giustapposizione di più economiche lastre provenienti dalla Cina o da chissà dove in Piazza Gramsci (il Parterre ci viene da richiamarlo in un accesso di purismo franco-ferajese) aggiungiamo alle argomentazione del trio di Gente Comune (che non sposiamo nella loro interezza: che minchia c'entra il Comune Unico?) una nota sul valore simbolico.
Già perché il granito dell'Elba, ancor prima che una risorsa è un simbolo (cioè un emblema che rappresenta una storia e una cultura), che senso ha allora distribuire depliant orgogliosi nei quali rivendichiamo di reggere con le colonne del nostro granito il Pantheon di Roma ed un'altra infinità di monumenti sparsi per l'Italia manumentale? che senso ha condurre frotte di turisti nella Valle delle colonne a vedere giganti della nostra pietra rotti o sbozzati o ancora opere finite come "la nave" persa in un bosco per chissà quale storica vicissitudine, e poi mettere sotto i loro piedi, nel cuore del cuore dell'Elba granitica, un petroso surrogato alieno?
Nessun sparagnino ragionamento, nessuna difficoltà nelle forniture, può dargli un senso.
sergio rossi