Se fossi un tecnico della Regione - uno fra i tantissimi - che ha partecipato alla redazione e approvazione del PRP del comune di Marciana Marina, mi riserverei di adire le vie legali. Lo farei per tutelare la mia professione nella Funzione pubblica e il ruolo tecnico/scientifico per cui vengo pagato.
Grazie al cielo non lo sono, e dubito che arriverà alle orecchie di quei tecnici perfino l’eco lontano di quanto ieri pubblicato. Resta il fatto che i nostri non sono ancora paghi delle qualificate risposte all’epoca loro fornite dalla Regione (mica da me!); non è stata sufficiente neppure la respinta convocazione della Commissione paritetica della Regione che bolló le loro opinioni come farneticazioni e respinse al mittente le richieste da loro formulate; e non li tange neppure l’ammissione tardiva di alcuni interessati partecipanti alle questioni portuali, convinti che il materiale all’epoca esposto dal comitato fosse fuori scala e artatamente modificato allo scopo di impaurire il popolo e confondere le idee. All'epoca quel plastico non si poteva neppure fotografare, chissà se esiste ancora. Se è vero che il tempo cancella tutto, a noi restano i testimoni.
Ma tant’è: siamo ancora qui a discutere di un PRP che in otto anni di reiterate richieste di modifica o annullamento è vigente e operativo. Ma soprattutto viene oggi utilizzato - con ipocrisia - non per progettare il nuovo lungomare, ma come scudo dagli attuali concessionari privati. Proprio quei concessionari spalleggiati all’epoca dal duo, che hanno approfittato della conformità urbanistica acquisita, per tutelare i loro interessi in barba al rispetto delle norme contenute nel PRP e dell’interesse collettivo. Niente di nuovo: da quanto scrivono, i nostri due sono alla ricerca di una nuova verginità, e di una presa di distanza dalla peggiore e più inefficace amministrazione marinese della storia repubblicana.
Nel frattempo, in attesa di una quanto mai improbabile variante urbanistica portuale, si assiste al decadimento di uno dei viali più belli del Mediterraneo, oggi offeso e snaturato (questo si) da strutture improbabili per far accomodare i clienti di ristoranti e bar in spregio all’uso pubblico del suolo comunale. C’è chi vede solo Viale Margherita, ma certi soprusi si sono verificati anche verso il Cotone.
Per quanto attiene alla difesa della linea di costa basti loro sapere che l’Amministrazione da me presieduta aveva già avviato i percorsi e gli indirizzi di tutela sia delle spiagge della Marina (Scali Mazzini-Viale Margherita) che della Finiccia, avvalendosi della professionalità del Prof. Pranzini, il più illustre studioso del settore in Toscana, in collaborazione con l’Università di Firenze: secondo loro sarebbe stato sufficiente un ripascimento con materiale di scarto delle cave di granito presente già all’isola d’Elba, materiale nobile e a basso costo, e in linea con quanto già presente sulle nostre spiagge. Non prima, però, della suddivisione fisica dell'area balneare da quella portuale e dell’approvazione del Piano Spiagge, previo confronto con gli Enti interessati. Purtroppo quel Piano è uscito dagli interessi comunali e si è preferito realizzare una barriera inefficace e dannosa per tutto il contesto. Ma a memoria non ricordo alzate di scudi per evitare quello scempio o fotografie di denuncia sui social.
Ma questa è storia, e il passato conta il giusto. A me personalmente, con spirito costruttivo nell'ottica di un confronto, basterebbe conoscere cosa proporrebbero i due per difendere quel che resta del lungomare e delle spiagge di paese, e come loro due intenderebbero far convivere il porto - volano economico della nostra economia - con il resto del tessuto urbano marinese; come vorrebbero evitare la migrazione verso occidente del materiale già oggi presente al Capitanino, e come intenderebbero tutelare il paesaggio e come salvaguardare le specie protette presenti nello specchio acqueo Dove posizionerebbero il distributore, dove posizionerebbero le cisterne e come intenderebbero rifornirle, come tutelerebbero la zona riservata all'ormeggio delle imbarcazioni da pesca e quelle della nautica sociale, oltre a conoscere come gestirebbero il traffico veicolare, ciclabile e pedonale su Piazza della Vittoria, Scali Mazzini, Viale Margherita e Piazzale Bernotti. Senza dimenticare di chiedere loro come intenderebbero gestire la zona di alaggio e varo a tutela della cantieristica di paese. Per cominciare, e solo per cominciare, basterebbe conoscere le loro idee per intavolare di nuovo una discussione. Magari prima di morire di inedia, o vivere di sussidi.
Andrea Ciumei