Di fronte alle guerre, alle crisi economiche e ambientali, siamo invitati a riflettere sulle cause.
Nel messaggio inviato ai partecipanti al Forum economico mondiale (che si conclude oggi a Davos), papa Francesco scrive:
"La pace alla quale anelano i popoli del nostro mondo non può essere altro che frutto della giustizia (cfr Is 32,17). Di conseguenza, ciò richiede qualcosa di più che semplicemente mettere da parte gli strumenti di guerra; richiede di affrontare le ingiustizie che sono le cause profonde dei conflitti. Tra i più significativi c’è la fame, che continua ad affliggere intere regioni del mondo, anche se altre sono caratterizzate da eccessivi sprechi alimentari. Lo sfruttamento delle risorse naturali continua ad arricchire pochi lasciando intere popolazioni, che di queste risorse sono i naturali beneficiari, in uno stato di indigenza e povertà. Né possiamo trascurare il diffuso sfruttamento di uomini, donne e bambini costretti a lavorare per bassi salari e privati di reali prospettive di sviluppo personale e di crescita professionale. Com’è possibile che nel mondo di oggi le persone muoiano ancora di fame, siano sfruttate, condannate all’analfabetismo, prive di assistenza medica di base e lasciate senza un tetto?".
In questo contesto è necessario dare spazio alla dimensione etica della globalizzazione, affinché questa sia al servizio del bene comune.
L'etica riguarda anche le imprese:
"il mondo degli affari e della finanza opera oggi in contesti economici sempre più ampi, dove gli stati nazionali hanno una capacità limitata di governare i rapidi cambiamenti nelle relazioni economiche e finanziarie internazionali. Questa situazione richiede che le imprese stesse siano sempre più guidate non semplicemente dal perseguimento del giusto profitto, ma anche da elevati standard etici, soprattutto nei confronti dei Paesi meno sviluppati, che non dovrebbero essere in balia di sistemi finanziari abusivi o usurari. Un approccio lungimirante a queste questioni si rivelerà decisivo per raggiungere l’obiettivo di uno sviluppo integrale dell’umanità nella solidarietà. Lo sviluppo autentico deve essere globale, condiviso da tutte le nazioni e in ogni parte del mondo, altrimenti regredirà anche nelle aree finora segnate da un progresso costante".
Siamo tutti connessi, tutti sulla stessa barca: insieme si può uscire dal vicolo cieco nel quale l'umanità si sta infilando. Certamente è necessario un cambiamento di paradigma, di modo di pensare e, quindi, di agire.
Nunzio Marotti