In passato l’Autorità portuale di Piombino prese l’ottima iniziativa di riservare un ampio parcheggio a chi ha necessità di passare il canale con una certa frequenza per ragioni di salute, lavoro o studio o a chi all’Elba deve sbarcare più che altro per lavoro. Per anni l’Autorità portuale non ha mai pensato di imporre un limite di ore per la sosta. Da qualche tempo, invece, è stata scoperta la inderogabile necessità di imporre quel limite, in un primo momento fissato, addirittura, in 36 ore e poi elevato a 120.
Credo che anche quota 120 non vada incontro a chi è costretto a fare il pendolare. Faccio qualche esempio. Gli studenti universitari o le persone che hanno un lavoro fuori isola di norma arrivano all’Elba il venerdì sera e ripartono il lunedì successivo. Ma può succedere che non possano ripartire per un impedimento personale o familiare o per avverse condizioni meteo che non consentono i collegamenti con il continente. Circostanza questa che, da qualche anno, sembra diventata abbastanza “di moda”, specie quando il traffico nel canale è fiacco. E l’interruzione dei collegamenti per maltempo interessa anche quei lavoratori che non risiedono all’Elba e che nel fine settimana devono rientrare.
Penso anche a quanti, per ragioni di salute o di lavoro, per un tempo non breve, devono recarsi in continente almeno una volta a settimana o agli universitari che per le festività natalizie o pasquali possono tornare a casa per più di cinque giorni.
Insomma, anche la possibilità di sostare fino a 120 ore non mi sembra, come dice il Sindaco di Portoferraio, una “risposta soddisfacente alle diverse situazioni di pendoralismo”. Viene giustificata con la necessità di garantire un certo ricambio. Ma c’è davvero la necessità di un ricambio?
I pendolari che lasciano l’Elba il fine settimana rendono liberi posti che vengono invece occupati dagli elbani che lavorano o studiano fuori. Ho potuto più volte constatare che nei mesi invernali e anche nella bassa stagione di posti disponibili ce ne sono sempre. Strano però che, durante l’anno, in occasione delle festività natalizie, della Pasqua, di qualche ponte e soprattutto con l’inizio della stagione turistica, segnatamente in luglio o agosto, il parcheggio in zona A si riempia. Secondo l’Autorità portuale sorgono, allora, problemi per “la sicurezza della circolazione in tutto l’ambito portuale e conseguentemente sulla sicurezza generale del porto di Piombino”. Così è scritto nell’ordinanza del Presidente della AP n°30 del novembre scorso che richiama una relazione tecnica datata, guarda caso, 18 agosto 2023, quando la stagione turistica è al colmo. Ma le auto che intasano il parcheggio sono solo quelle lasciate dai veri pendolari? Sembra poco credibile.
Sorge allora il sospetto che i permessi per l’ingresso siano stati rilasciati anche a chi non ha i requisiti per essere considerato pendolare, forse nella convinzione che i posti auto esistenti fossero sufficienti in ogni momento dell’anno.
Se poi l’Autorità ritiene di dover consentire l’accesso al parcheggio protetto anche a chi viene all’Elba per vacanza, nulla da dire. Ma allora dovrebbero essere incrementati gli spazi per la sosta utilizzando tutto quel terreno che da tempo versa in uno stato di deplorevole abbandono. Il piccolo parcheggio libero posto all’ingresso di quello protetto è senz’altro poca cosa tenuto conto del volume di traffico che spesso deve sopportare il porto piombinese.
Nell’ultima ordinanza della Autorità portuale, la n°5 del 4 marzo scorso, è scritto che il limite di sosta è fissato a 120 ore “almeno per una fase sperimentale”. Mi auguro che la sperimentazione suggerisca regole che consentano di soddisfare ogni tipo di pendolarismo; dimostri la necessità di ampliare, quanto prima, gli spazi destinati alla sosta e l’inutilità della pesante “penale contrattuale” giornaliera di 50 euro prevista per chi sfora quota 120. Con l’applicazione delle penali, che colpirebbero soprattutto i veri pendolari, non si assicura certo la “sicurezza della circolazione in tutto l’ambito portuale” e “ la sicurezza generale del porto di Piombino”.
Giovanni Fratini