Ben 17 "indagati" per corruzione, abusi edilizi, falso ideologico. Sembra che la Guardia di Finanza, nella sua indagine avviata al Comune di Capoliveri, abbia aperto il vaso di Pandora di un'Elba tutta da bere.
Ci sono tra gli indagati, un campionario vario di figure sociali, dai committenti, cioè coloro che come proprietari intendevano realizzare opere di valorizzazione del proprio capitale immobiliare, a progettisti, architetti e geometri, a funzionari pubblici compiacenti e infine, non potendo mancare da questo percorso di interessi e di responsabilità, i politici, cioè amministratori pubblici comunali con supposti conflitti d'interessi, pubblici privati.
Un bello spaccato, dalla società civile a quella politica in diretta e senza mediazione, di un tipo potenziale, ipotizzato dal GIP, di società a delinquere, il cui scopo sarebbe quello di eludere veti, vincoli, procedure, controlli per poter sfruttare e accaparrare scorrettamente, risorse e beni del patrimonio universale, i cosiddetti beni comuni, il paesaggio, l'ambiente naturale e culturale e lucrare su questi per il proprio massimo profitto.
Il Giudice per le Indagini Preliminari, nella relazione indagante lo ha definito "Sistema Capoliveri" costituitosi con la finalità di omettere i necessari e doverosi controlli da parte dell'autorità amministrativa del Comune e di altri Enti e apparati preposti ai controlli sul territorio ed al rispetto delle leggi. l'Elba, le sue bellezze paesaggistiche e naturalistiche, dalle spiagge, gli specchi d'acqua di baie e golfi, le sue ripide coste, i boschi e le macchie, prese d'assalto in questi anni del cosiddetto liberismo economico, cioè da un idea dello sviluppo economico fatto senza regole, ne controlli, da famelici investitori senza scrupoli, che hanno piegato il pubblico, la politica, ai loro esclusivi interessi privati di arricchimento.
È questa idea, cioè l'intolleranza alle regole ed al rispetto dell'insieme degli interessi e dei bisogni che un territorio esprime, la maledetta ideologia che ha egemonizzato in questi tempi le opinioni e le mentalità di parte della società civile elbana e che ha trovato rappresentanza in una certa politica che si è presentata come la liberatrice dai cappi burocratici e normativi, per garantire più libertà e agibilità ai cosiddetti rampanti e per conquistarsi un consenso elettorale, pilotato da promesse e strizzate d'occhio.
È questa riflessione o se vogliamo, lezione politica che necessita ricavare da questa vicenda, al di là di quelli che potranno esserne gli esiti.
Per il futuro c'è da sperare che questo ipotetico Sistema (che personalmente non voglio chiamare Capoliveri, per rispetto di tutti quei cittadini capoliveresi, che credo siano per la gran parte onesti e rispettosi delle regole ed anzi resteranno colpiti da questa triste vicenda), non sia estendibile sul nostro territorio e alla quale, oltre all'azione giudiziaria anche la politica, dovrà dare dei segnali forti di cambiamento, partendo proprio dal ruolo decisivo e fondamentale dei Comuni, che sono e restano, nonostante in questi anni siano stati svuotati di rappresentanza politica e partecipativa e indeboliti nelle loro funzioni territoriali (per colpa di politiche di diminuzione di organico, esternalizzazioni eccessive, precarietà e mortificazione di competenze e professionalità) il massimo e più radicato presidio a difesa del territorio e degli interessi generali dell'insieme delle comunità amministrate.
Pino Coluccia