I deputati di Sel hanno riproposto il problema delle piccole isole che all’Elba trovò in tempi ormai piuttosto lontani attivi sostenitori e promotori di iniziative da parte delle amministrazioni locali, di Legambiente e anche di Federparchi.
Ricordo alcuni di questi interessanti incontri in aree protette marine liguri.
L’iniziativa dei deputati del Sel coincide sia con il dibattito al Senato sulle modifiche della 394 con particolare riferimento proprio alle aree protette marine che coinvolgono in particolare le piccole isole –ma anche quelle grandi- sia con il riaprirsi di delicatissimi problemi del Santuario dei cetacei di cui è tornato a parlare il presidente Sammuri dopo lo spiaggiamenti di alcune balenottere.
Quanto alla legge del senato va ricordato che in discussione vi è anche una proposta di legge della Senatrice De Petris del Sel migliore sicuramente di quella D’Ali ma che sulle aree protette marine e la gestione degli ambienti marino-costieri è ugualmente confusa e pasticciata. E lo è in particolare proprio in riferimento alle piccole isole -di cui parlava già la legge 426- la cui gestione dei territori specialmente protetti richiede –l’Elba lo ha testimoniato chiaramente- il ruolo delle comunità locali e quindi degli enti locali che le proposte di legge al senato strapazzano sonoramente riconducendo tutto di fatto al ministero.
Al punto che anche alcune delle belle aree marine che ospitarono gli incontri delle piccole isole dovrebbero fare fagotto per lasciare il posto a strane e strambe gestioni ministeriali.
E così si arriva anche al Santuario dei cetacei che non gode certo di migliore salute delle piccole isole. Sammuri ne parlerà alla prima occasione al ministro. E fa bene perché il ministero da sempre se ne sbatte anche dopo che con Pecoraro Scanio a Genova fu istituita la sua sede affidando la presidenza ad un francese che coinvolgemmo a suo tempo in una iniziativa a Camogli –presente il direttore Cosentino-da cui emerse chiaramente che il ministero appunto non aveva né idee né impegni in programma. Poi iniziarono le proteste del governo francese che vista la nostra inerzia rivendicava lo spostamento della sede a Montecarlo.
Non molto dopo facemmo un incontro a Livorno promosso dal comune e dalla provincia di Livorno, dalla regione toscana e da Legautonomie presente Montanaro che per il ministero si occupava del Santuario –presente anche il presidente francese- ma anche da lì non scaturì granchè se non alcune interessanti iniziative della nostra regione come l’osservatorio all’Elba.
Inutile dire che dopo l’isola del Giglio e i ripetuti avvelenamenti delle acque marine e non solo spiaggiamenti è giunto il momento di ridiscuetere della cabina di pilotaggio del santuario che si è sempre distinta solo per la presenza di un sacco di ministeri e di una sola regione-la Liguria.
Non si è avuto neppure il buonsenso di coinvolgere anche la Toscana e la Sardegna. Sulle leggi in discussione credo –non penso di sbagliarmi- manca al santuario qualsiasi accenno eppure la prima iniziativa nazionale sul santuario fu promossa a Genova da Federparchi d’intesa con la regione Liguria mentre il ministero la disertò con scuse pretestuose a conferma che ci sono vizi duri da estirpare. Perché non pensare a qualcosa di più d’un colloquio?
Renzo Moschini