La nave rigassificatrice “Golar Tundra” – tecnicamente un Fsru, Floating Storage Regasification Unit – ha recentemente cambiato nome e nazionalità, diventando Italis Lng, iscritta nelle matricole delle navi maggiori e galleggianti del Compartimento marittimo di Livorno e, quindi, autorizzata a battere bandiera italiana (precedentemente batteva bandiera delle isole Marshall).
Dovrebbe lasciare il porto di Piombino per spostarsi a Vado Ligure, dove continuerebbe a svolgere la funzione propria di rigassificatore. Ho usato deliberatamente due verbi coniugati al condizionale in ragione del fatto che nulla, al momento, lascia presagire che i lavori preparatori, affidati ad un Commissario di Governo che coincideva col presidente della Regione Liguria, possano continuare ancora sotto il controllo di quella figura istituzionale che, per i noti fatti di Genova, all’attualità, non può esercitare le funzioni proprie di Commissario; l’altra questione che merita di essere coniugata al condizionale è da ricercare nel rinnovato e più incisivo ruolo di contrasto assunto dagli enti territoriali e dei comitati ambientalisti del savonese, che rigettano in toto (non Toti) il trasferimento del rigassificatore nella loro area d’interesse.
Senza entrare nel merito della dibattuta querelle che anima da tempo i dibattiti dei cittadini residenti in quelle aree, bisogna tuttavia fare alcune precisazioni sui costi sostenuti (già da tempo) per preparare il percorso e le condizioni amministrative che consentano di effettuare il cambio di area operativa alla neobattezzata Italis Lng; costi sostenuti da Snam e quindi largamente sostenuti con le tasse dei contribuenti.
Una decisione questa volta s’impone, rapida e decisiva sul destino stesso della più volte citata Fsru che già tanto è costata a noi italiani, fin dall’acquisto effettuato insieme all’unità gemella “Golar Artic” che doveva essere collocata a Portovesme e di cui non trapela nulla da parecchio tempo.
Aurelio Caligiore da greenreport.it