Nel 1998 fu inaugurato un servizio di trasporto di persone via mare, nel tratto tra S. Giovanni e il centro storico. L’idea non fu della Amministrazione comunale da me guidata né di qualche tecnico, ma di un mio amico incontrato per caso a S.Giovanni in occasione di un incontro con i residenti della zona per discutere di diverse cose, tra cui il problema del traffico in entrata verso Portoferraio, in certi giorni caotico già allora. Partecipò alla discussione e alla fine del suo intervento lanciò l’idea di attivare un servizio di collegamento marittimo tra S. Giovanni ed il centro con attracco al molo Elba, proprio per tentare di ridurre il caos del traffico veicolare. L’idea mi piacque. Oltre tutto mi fece ricordare le traversate fatte con mia madre dal molo Elba a S. Giovanni il giorno del mio onomastico, con un noto “barcaiolo” soprannominato il “Chicchero”.
L’Amministrazione predispose un’ampia area di parcheggio e fu realizzato un pontile galleggiante per l’attracco a S. Giovanni. Fu indetta una gara per l’affidamento del servizio che, se non ricordo male, iniziò nei primi giorni del mese di luglio e riscosse un notevole successo. Tant’è che fummo costretti a rivedere il contratto stipulato con la Ditta che si era aggiudicata l’appalto per aumentare il numero delle corse giornaliere.
L’imbarcazione che effettuava il trasporto fu chiamata, su mia richiesta, “Il Chicchero”, in ricordo appunto di quel “traghettatore” che, pur avendo una gamba sola, si muoveva nella sua barca e remava con una agilità incredibile.
Era stato pensato di ampliare, nell’anno successivo, la rete dei collegamenti per servire anche le località di Bagnaia e Magazzini. Ma quella ritrovata esperienza di mobilità urbana era purtroppo destinata a “naufragare” in mezzo al golfo.
Mi ha fatto ricordare questo episodio l’amico Professor Cambi che, in un suo recente scritto, ha espresso un giudizio pesante sullo stato di salute della sua e della mia Portoferraio. Giudizio che in parte condivido. Anch’io come lui ho “la sensazione che le cose non stiano andando nel verso giusto”.
Ma quello che mi ha sorpreso nell’intervento di Cambi è stata la sua ammissione di non avere in mente alcuna soluzione da proporre e che, anzi, lui non può e non deve averla. Altri avrebbero il compito di risolvere i problemi di “salute” della città. I Tecnici, per la precisione: gli urbanisti, i sociologi, i medici.
Oltre al lavoro dei Tecnici (e, aggiungo io, degli Amministratori che hanno la responsabilità di sceglierli) sono, invece, convinto che sia di fondamentale importanza la partecipazione, l’iniziativa anche di chi vive e lavora in un determinato paese o di chi, come Cambi, ci è legato da un forte rapporto affettivo. Ritengo, in sostanza, che un cittadino, come singolo o riunito in qualche Associazione o Comitato, anche se non è urbanista, sociologo o medico abbia, oltre che il diritto, anche il DOVERE di esprimere un suo pensiero, di indicare una qualche possibile “cura”. E un portoferraiese come Cambi per la sua cultura, la sua intelligenza e la sua sensibilità non può tirarsi indietro. Credo che sarà sempre difficile costruire qualcosa di interessante, di nuovo, di utile per Portoferraio se ci limitiamo ad attendere che altri (Tecnici o Amministratori che siano) decidano per noi. Anche i Tecnici e gli Amministratori possono sbagliare. Basti pensare alla figura piuttosto “magra” che ha fatto la Giunta regionale sulla futura gestione del trasporto marittimo. Eppure la Giunta dispone di Tecnici qualificati e, nel caso specifico, ha ritenuto di avvalersi anche di Tecnici, penso altrettanto qualificati, di una Società di consulenza.
Giovanni Fratini