Sembra che stia per essere approvata dal Comitato della Autorità portuale di Piombino e dell’Elba la terna di nominativi da presentare al Ministro delle Infrastrutture e dei trasporti per la nomina del Presidente. Della terna dovrebbero far parte il Sindaco di Piombino Gianni Anselmi, l’ex Sindaco di Rio Marina On. Francesco Bosi e il Capitano di vascello Nerio Busdraghi. La carica di Presidente è certamente di prestigio ed ha un rilevante spessore politico. L’Autorità portuale, per i compiti attribuiti dalla legge, può incidere in modo determinante sul futuro della economia portuale di Piombino, ma anche sulla nostra economia turistica.
Non dubitiamo che le persone di cui si parla come partecipanti alla “gara” siano innanzi tutto spinte dalla sincera volontà di ricoprire il ruolo di Presidente operando al meglio e con generoso impegno.
Non possiamo sottacere, tuttavia, che quel “generoso impegno” è ampiamente compensato con una indennità piuttosto “pesante”. Già nel 2006, come risulta da un rapporto della Corte dei Conti del 2009, al Presidente era riconosciuta una indennità annua lorda di 190 mila euro (circa trecentosettanta milioni delle vecchie lire). Pur non conoscendo l’importo aggiornato, è legittimo pensare che tale indennità, dopo sette anni, abbia senz’altro superato i 200 mila euro. Più contenuta, ma ancora molto appetibile, l’indennità riconosciuta al Segretario generale che, sempre nel 2006, era fissata in 100 mila euro l’anno. In tempi in cui l’attuale Governo esprime soddisfazione per essere riuscito, con la proposta di legge di stabilità per il 2014, a garantire in busta paga ai lavoratori con basso reddito un aumento medio mensile di 14 (sì solo 14 !) euro al mese, queste vistose disparità di trattamento economico; questi lauti compensi (che si aggiungono a quelli ancora intatti dei deputati e senatori, dei Presidenti, Assessori e Consiglieri regionali e dei Presidenti, Amministratori delegati e Consiglieri di quel folto sottobosco di Enti ed Aziende (tra cui appunto le 25 Autorità portuali italiane) cresciuto, nel tempo, grazie alla fervida fantasia dei Politici, fanno venire rabbia.
Ma per tornare alle nomina del Presidente della Autorità portuale ci pare che anche questa volta si sia propensi a dimenticare quello che dice la legge istitutiva delle Autorità portuali. La n °84 del 1994.
L’art. 8 di quella legge, per la nomina del Presidente, obbliga il Ministro a scegliere tra una terna di esperti dotati di “massima e comprovata qualificazione professionale nei settori dell’economia dei trasporti e portuale”. Non vorremmo sbagliare, ma non ci sembra che gli attuali concorrenti abbiano quei requisiti. Tutti hanno certo un titolo di studio (nel nostro caso due diplomi di scuola media superiore e una laurea in economia e commercio); il Capitano di vascello Busdraghi può vantare una brillante carriera nelle Capitanerie di Porto; mentre il Sindaco di Piombino Anselmi e, in particolare, l’On.Bosi hanno dalla loro parte un curriculum politico/amministrativo di tutto rispetto.. Ma di quella “massima e comprovata qualificazione professionale” non riusciamo a intravedere traccia..
In una recentissima sentenza del giugno scorso il Consiglio di Stato ha “bocciato” la nomina a Presidente della Autorità portuale di Cagliari dell’On. Piergiorgio Massidda che poteva vantare una prestigiosa esperienza politica (consigliere e membro della Commissione trasporti della Provincia di Cagliari e poi parlamentare per ben 5 legislature ricoprendo anche la carica di Presidente della Commissione trasporti della Camera).
“Meriti politici” che però non sono stati considerati dal Consiglio di Stato che ha fondato la sentenza di annullamento della nomina su questi quattro motivi:
1) Il provvedimento ministeriale di nomina del Presidente di una Autorità portuale è un atto di “alta amministrazione“ e quindi presuppone un rapporto eminentemente fiduciario tra il Ministro e chi è designato a ricoprire quella carica. Ma questo non toglie che la nomina debba avvenire scegliendo tra persone che abbiano i requisiti professionali previsti dalla legge e non secondo “criteri personali, amicali o di militanza partitica”.
2) I soggetti interessati devono “necessariamente essere in possesso di una specifica qualificazione culturale, teorica e pratica nelle materie indicate dalla legge”, vale a dire nel campo della economia dei trasporti e portuale.
3) “E’ di norma necessario il possesso di una laurea connessa, affine, collegata o collegabile con la materia portuale per potersi definire esperto del settore”,
4) E’ necessario, infine, “avere un percorso professionale tale da poter essere qualificato come esperto di massima e comprovata qualificazione professionale”.
Sarebbe dunque corretto che il Comitato portuale prendesse una diversa decisione o che gli attuali “presidenti in pectore” facessero un passo indietro. Se la terna di cui si parla dovesse essere confermata e trasmessa al Ministero dei trasporti, dovrebbe allora il Ministro non accoglierla e pretendere il rigoroso rispetto della legge in conformità alla autorevole interpretazione che ne ha dato il Consiglio di Stato.
Succederà tutto questo? Siamo assaliti da forti dubbi. E’ molto probabile che ci si debba rassegnare, anche questa volta, ad una scelta finale frutto della applicazione di ormai logori (e spesso dannosi) canoni della vecchia politica. Di quella politica che ha quasi sempre compiuto le proprie scelte non guardando alle reali competenze e alla professionalità delle persone, ma alle loro diverse collocazioni di partito.
Giovanni Fratini