L'annuncio del Sindaco Vanno Segnini, che il 2 Novembre il paese avrebbe commemorato insieme alla Comunità Senegalese, lo sbarco degli alleati avvenuto nel '44 sulla spiaggia di Campo, in virtù del fatto che molti soldati Africani, nelle file Francesi, morirono a causa delle mine disseminate sulla spiaggia, ha scatenato una dura polemica all'interno della maggioranza campese. Alcuni consiglieri infatti, contestano aspramente la decisione di coinvolgere nella celebrazione anche la suddetta comunità: "mi dissocio totalmente dall'iniziativa in ricordo dello sbarco delle truppe senegalesi nella spiaggia di Campo, che si resero protagonisti di stupri di massa ed altre atroci nefandezze, tra cui omicidi e violenze sulle persone - afferma il consigliere GianLuigi Palombi, riferendosi all'esistenza di alcuni documenti storici che testimoniano i crimini sulla popolazione civile avvenuti in seguito allo sbarco denominato Operazione Brassard - questa scelta è dovuta soprattutto al rispetto nei confronti dei nostri concittadini che hanno avuto familiari tra le vittime di quelle atrocità. Se siamo un popolo che non ha nemmeno la pietas umana per dare sepoltura ad un criminale di guerra, allo stesso modo non possiamo permettere la celebrazione di un evento cosi triste per la nostra comunità, che, per gravità e nefandezza, è assimilabile ai crimini dei nazi-fascisti - e conclude - Non si può essere revisionisti solo in base alla propria convenienza".
Non si fa attendere il seguente comunicato firmato dall'Amministrazione Comunale:
"La storia è INNEGABILE e NON SI CAMBIA !
Quanto accaduto a Marina di Campo con lo sbarco degli "Alleati" (compresi i soldati Senegalesi) il 17 giugno 1944, è una pagina cruda del nostro passato. È assolutamente vero che molti soldati distrussero, uccisero, depredarono e violentarono sul nostro territorio con atti estremi ed i nostri cittadini subirono tutto questo.
La Storia NON SI CANCELLA e NON SI DEVE DIMENTICARE, ma la storia INSEGNA.
Insegna che i popoli hanno origini e culture diverse, che la guerra combattuta è stata forse la pagina più tragica del nostro e di altri paesi del mondo. Che ha visto amici combattere contro amici, amici diventare improvvisamente nemici e portare crudeltà tragedie e sofferenze per tutti. Oggi accadono atti estremi anche altrove e la comunità internazionale si interroga su quanto fatto e quanto ancora resta da fare. Il Nostro Paese è cresciuto in questi settanta anni superando almeno in parte le ferite più profonde. Abbiamo tracciato un percorso di cambiamento con l'Europa e altre comunità del mondo. Oggi gli equilibri internazionali sono diversi dal passato e aspirano a fondarsi anche in luoghi lontani sul principio della pace.
Siamo anche una grande comunità fondata su principi Cristiani del rispetto, della tolleranza e della pace.
Con questo spirito, pur consapevoli che è difficile cancellare ferite ancora aperte del vissuto della nostra comunità, abbiamo deciso di accogliere la richiesta della comunità del Senegal in Italia, di tentare un percorso condiviso di riconciliazione come in altri luoghi e nazioni, vicine o lontane, altri hanno fatto. Lo facciamo con il 2 Novembre, momento di raccoglimento e di riflessione che ci accomuna, perché tutti, con o senza la Guerra, abbiamo perso i nostri cari.
Gli uomini e le donne del Senegal di oggi, consapevoli di quanto accaduto, hanno scritto: "Vogliamo superare i problemi del passato, e siamo addolorati della violenza accaduta in quei momenti tragici, speriamo fortemente però nella RICONCILIAZIONE”.