Bisogna dare atto all'amministrazione comunale di Campo nell'Elba che la scelta di un giorno della memoria sullo sbarco alleato all'Elba, con l'invito di una rappresentanza della comunità senegalese, è una scelta coraggiosa. E come tale, non poteva che suscitare polemiche. Legittime, anche comprensibili. Ma sbagliate. Non mi sfiora neanche il pensiero che siano dettate da razzismo. Ma certo da mancanza di analisi storica, sì. Proviamo a farne una noi.
È vero, lo sbarco ha avuto come strascico un'odiosa serie di stupri perpetrati dai soldati coloniali a danno delle donne elbane. Purtroppo la pratica delle rappresaglie sui civili è una costante di tutte le guerre della cosiddetta età contemporanea, nata non a caso da quella mostruosa palestra dei crimini che fu la seconda guerra mondiale. Guerre non più pensate come esclusivamente militari, ma terroristiche. La logica bellica non è più quante divisioni o armamenti nemici devono essere annientati, ma quanto puoi terrorizzare, martirizzare, annichilire la stessa popolazione civile, anch'essa assurta a nemica. E una volta soggiogata, umiliarla e pretenderla – soprattutto le donne – come bottino.
I fedeli esecutori di questa logica anche all'Elba furono le truppe coloniali. Ovvero appartenenti a quel sottoproletariato, figli e nipoti di sottoproletari, e futuri padri e nonni di altri sottoproletari, in quel continente che lo ha voluto e lo vuole cassaforte-martire del nord del pianeta. Persone che sono state catapultate in una guerra non loro, che hanno semplicemente subìto (cosa volete che sia fregato a un povero di un negletto villaggio del Senegal, sfruttato da un governo bianco, di una guerra tra europei?), di cui hanno versato il sangue, altrimenti sacrificato sugli interessi di avidi speculatori visi pallidi. Persone accolte come fratelli e con pari dignità ai soldati camerati bianchi dalle retoriche di stati maggiori, magari premiati e esaltati come eroi – salvo poi pochi anni dopo essere disprezzati come terroristi da quegli stessi stati maggiori, solo perché lottavano per l'indipendenza e il riscatto dei loro paesi –, ma poi nei fatti trattati da selvaggi, da paria, disprezzati dai loro stessi camerati bianchi, rifiutati dalle irriconoscenti società borghesi per cui combattevano. Come non pensarli quindi rancorosi contro tutto ciò che il mondo bianco rappresentava.
Sottoproletari violatori di donne, madri, figlie, spose di proletari e contadini. Perché da sempre il rancore degli ultimi lo pagano in gran parte i penultimi. Con ciò il loro crimine si può dire assolto? Assolutamente no. Ma i responsabili maggiori non vanno cercati tra i coloniali, ma tra gli ufficiali, in questo caso francesi.
Essi hanno applicato la logica del bottino di guerra, avendo il comando di potenziali esecutori materiali. Essi conoscevano tutti i rancori e gli odi detti sopra dei loro coloniali: potevano o trattenerli o scatenarli con un niente. E sappiamo quale fu la loro scelta. Potevano limitarsi a gestire un'operazione militare, inutile quanto si vuole ma ormai compiuta, o umiliare i civili solo perché di nazionalità italiana, una vergogna ai loro orgogli feriti. E sappiamo quale fu la loro scelta. E umiliazione massima, dobbiamo ammetterlo con dolore ma onestà, era quella dello stupro da parte di coloro che, sia “vincitori” sia “vinti”, consideravano animali.
Per questo il giorno della memoria è giusto. Non perdiamo un'occasione per ricordare quei fatti con onestà intellettuale: per quanto doloroso per chi li ha vissuti ed è ancora in vita, non è il momento di dimenticarli solo perché la loro memoria ci offende. Giusto invitare la comunità senegalese, perché l'adagio ci insegna che le colpe dei padri non devono ricadere sui figli; perché i loro nonni sono stati attori importanti nell'operazione Brassard, anche come stupratori certo, ma non secondariamente come soldati e caduti. Mi auguro solo che l'amministrazione inviti anche i rappresentanti dello stato maggiore francese. Ma, attenzione, non per fare processi postumi a quelli che ritengo i veri responsabili della tragedia. Sarebbe assurdo. Semplicemente perché l'onesta intellettuale lo richiede, la memoria ne uscirebbe rafforzata, e il confronto tra tutte le ragioni che si scontrarono quei tragici giorni ne guadagnerebbe.
andrea galassi
Foto d'epoca da http://www.elbafortificata.it/