«Nelle calde sere estive noi bamboli dei Pozzi ci sedevamo al fresco intorno all'aiuola del distributore di benzina, Amelia, anche se già avanti negli anni, si sedeva in mezzo a noi e parlava di fatti, storie e leggende del passato che noi ascoltavamo attentamente a bocca aperta e a volte pure impauriti.
Un racconto che a noi parve più pauroso di quello dei guerrieri della Torre di Rio.
Amelia ci narrava quando da giovane abitava al Sasso e, alla vigilia del giorno della ricorrenza dei defunti, mentre dormiva sentì suonare le campane ‘a morto’.
Svegliò allora le sorelle, anche se le parve troppo presto per la funzione mattutina, ma in casa non avevano un orologio, quindi in fretta e in furia si lavarono, si vestirono e andarono verso la chiesa di San Rocco.
L’edificio però era chiuso e non c'era nessuna luce accesa, in compenso videro delle figure sedute per terra, pensavano si trattasse di persone venute dalle campagne o pellegrini di passaggio.
Amelia si avvicinò a una di loro e chiese perché la chiesa fosse chiusa, ma non ottenne nessuna risposta. Toccò allora la testa e a quella sagoma cade il cappuccio, ad Amelia apparve un teschio.
A quel punto lanciò un urlo di paura e con le sorelle, a gambe levate, si ritrovarono a casa in un baleno.
Messa la spranga all'uscio, si ripresero dallo spavento, seppure non trovassero le parole giuste, stabilirono che gli incappucciati altri non erano i morti che attendevano la ‘loro messa’».
Lorenzo Marchetti