La scorsa settimana ho partecipato all'incontro pubblico organizzato da Partito Democratico a Portoferraio, alla presenza dell'onorevole Simona Bonafè.
La partecipazione è stata buona, con molte presenze anche di persone, come me, non appartenenti al Pd. Apprezzabile il dibattito che ha affrontato temi nazionali (ed europei) e locali.
Non ho preso la parola e, approfitto qui, per offrire, in modo schematico e sparso, qualche breve e semplice spunto di riflessione, stimolato da alcuni punti di carattere generale affrontati nel corso dell'incontro. Lo faccio senza pretese, consapevole del parziale punto di vista e con consueto rispetto per chi si impegna in politica e per le diverse sensibilità.
1) Ho condiviso il pressante invito a difendere e promuovere la Costituzione Italiana. Mi piacerebbe che, quando si parla di egemonia culturale, lo si facesse con riferimento alla cultura costituzionale. E' questo un terreno sul quale costruire un progetto alternativo e aggregare il più possibile.
2) Circa il tema della pace, conscio della complessità della politica, credo che sia possibile (e doveroso) impegnarsi per una maggiore difesa e promozione dell'art.11 della Costituzione (il ripudio della guerra come mezzo di risoluzione dei conflitti). Per questo, due mi sembrano i punti su cui coinvolgersi fortemente. Il primo è la riduzione delle spese militari (giunte quest'anno a 32 miliardi di euro) per allocare risorse nei settori veramente prioritari. Il secondo è la necessità di "preparare la pace" (non basta dichiararsi a favore della pace). Per questo credo che si possa rilanciare e sostenere la proposta di legge per la difesa civile non armata (destinando quindi risorse per la ricerca e la formazione e dando vita in modo stabile ai Corpi civili di pace), come modalità complementare, per ora, della difesa militare. Vanno poi sostenuti gli obiettori-disertori-renitenti alla guerra (russi, ucraini, isrealiani, palestinesi, ecc...) facendo sì che l'Europa, e anche l'Italia, applichino il riconoscimento del diritto di asilo. E poi l'impegno, a livello nazionale e degli enti locali, per lo sviluppo dell'educazione alla pace, in ogni ambito e soprattutto a scuola.
3) Le forze progressiste possono fare (e far fare) un salto di qualità alla politica se si smette di essere solo i soccorritori di un sistema che produce vittime e, al contrario, se si lavora per un cambiamento culturale. Oltre ad opporsi giustamente a ciò che si considera negativo, è necessario favorire l'alternativa culturale, valorizzando e rilanciando il nuovo che è presente nella società. Mi riferisco a ciò che si muove sia nel campo della preparazione della pace, come accennato, sia nell'ambito della riduzione dell'uso di combustibili fossili (emergenza climatica), della finanza etica e della solidarietà più avanzata.
4) Ci vuole coraggio, certo. Ma su queste e altre piste (che qui non ho modo di trattare) è possibile intercettare, da una parte, il nuovo e buono che esiste, e dall'altra, il malcontento sociale che cresce e che, soprattutto, è alla ricerca di speranza. Ecco, la speranza, il principale bisogno del nostro tempo.
Nunzio Marotti