Leggo sui giornali del 14 dicembre della notte di tensione nel Carcere di Porto Azzurro, dove un detenuto ha appiccato un incendio nella sua cella (e non è la prima volta in questi ultimi mesi). Si era nascosto sotto il letto per non farsi trovare e così farla finita, lo hanno salvato gli agenti della Polizia penitenziaria, ai quali esprimo, e credo di poterlo fare a nome di tutti i volontari che operano nel Carcere di Porto Azzurro, sincera solidarietà e stima.
Leggo anche l'ottimo e dettagliato intervento di Raimonda Lobina, garante territoriale dei diritti delle persone private della libertà, una lettera indirizzata alle autorità preposte alla politica penitenziaria e all'applicazione del dettato costituzionale. Giustamente Lobina evidenzia, nella esplosiva situazione della Casa di reclusione di P.A, le possibili conseguenze irreversibili a portare scompiglio e pericolo sono individui così descritti: "individui con grossi problemi sia psichici che comportamentali, sovente stranieri e con vissuti problematici, non curanti delle regole, che non hanno niente da perdere e che nella maggior parte dei casi mettono a serio rischio la gestione dell'istituto con comportamenti aggressivi e violenti".
Certamente sono persone assolutamente inadatte a scontare la loro pena in una casa di Reclusione quale l'Istituto di Porto Azzurro, organizzato per detenuti ergastolani o comunque con lunghe pene e che non ha risorse né disponibilità per provvedere a malati psichiatrici o a tossicodipendenti, magari in carcere per scontare brevi periodi di pena.
Ma io vorrei proprio a loro volgere il mio sguardo e il mio pensiero, a questi "colpevoli" di tanto trambusto. E penso, anzi sono certa, che siano anche loro vittime, sofferenti e disperate. Ne ho conosciuto qualcuno e non parlo a vanvera. Sono persone che vanno curate e sicuramente ospitate in un contesto che non può essere la casa di Reclusione di Porto Azzurro. Ne soffre tutto l'ambiente carcerario, dagli operatori ai detenuti lungodegenti e ne soffre fino a voler morire il detenuto con gravi disturbi psichiatrici. O forse crediamo che abbia appiccato fuoco fin quasi a morire per divertimento o per far dispetto a qualcuno? A questa persona, ai suoi familiari, che magari sperano di poterlo riavere migliorato e riabilitato chi risponde? Chi è il vero colpevole, l'irresponsabile? E qual è il rimedio? Come leggo nell'articolo scritto dal sindacato UilPa, questa grave situazione sarà gestita facendo ricorso a un vero e proprio sballottamento da carcere a carcere di questa particolare tipologia di detenuti?
Sono persone, ricordiamocelo tutti, e persone malate e sofferenti, che vanno aiutate e curate, certo in un struttura protetta, perchè non danneggino se stessi e gli altri.
Sarà forse pure l'ora di diventare un paese umano, responsabile e CIVILE.
Licia Baldi