L’esito dei recenti congressi del PD elbano, con il forte rinnovamento politico culturale e dei gruppi dirigenti è, insieme, una speranza ed una sfida: dare all’Elba finalmente, dopo anni di populismo e separatismo, una forza politica della sinistra capace di governare e prospettare una alternativa affidabile e vera allo stato di cose presenti. E c’è ne bisogno perché una lettura della realtà elbana tutta improntata all’isola felice e forte che riesce a cavarsela da sola e contro tutti, specie i rossi del continente o che basti affidarsi a qualche potente locale illuminato o a enti e fondazioni benefattrici o alla mano invisibile del mercato, non potrà essere una via d’uscita realistica e sicura.
Purtroppo gli effetti della crisi di questi anni ci dicono che non tutti gli elbani sono socialmente ed economicamente uguali: anzi si è allargata la forbisce tra chi ha adeguati mezzi di sussistenza e chi no, tra chi ha opportunità e possibilità di scelta e chi si sente impotente ed escluso. Le file di donne e di giovani agli uffici di collocamento, per l’indennità di disoccupazione, ci dicono che il nostro modello sociale non garantisce ad una parte consistente della società elbana, un futuro stabile e sicuro, di lavoro, di servizi e reddito, tale da poter realizzare, sull’isola e per tutti, progetti di vita dignitosa, socialmente e culturalmente.
Nel dibattito congressuale vi è stata una forte discontinuità con il recente passato, nelle analisi e nelle proposte, foriera di incamminarsi in una fase nuova della vita politica elbana, non tanto negli aspetti generazionali e anagrafici, ma nel prospettare una nuova sensibilità politica e culturale, più democratica, che rifugga dalle forme del decisionismo tecnocratico e burocratico e si sappia invece misurare con la complessità e contraddittorietà della realtà.
Una politica come capacità di governo partecipato e condiviso, rispettoso delle autonomie, del pluralismo ed associazionismo sociale e economico, delle istituzioni locali, a cominciare dai Comuni. Si vuol recuperare un sistema valoriale e ideale, per ridare senso e contenuto alla politica, facendola uscire da quella dimensione demagogica e personalistica dei pifferai magici, bravi nelle promesse, ma altrettanto inconcludenti. Una politica democratica che viva come partecipazione inclusione, comunità. E’ importante ridare alla politica la forza e la qualità di intelligente attività umana per migliorare le condizioni di vita di tutti e non solo di pochi. E per fare ciò si dovrà ripartire dal ruolo e dalla funzione del partito politico, dei partiti popolari, organizzatori della società, come capacità di cogliere le contraddizioni ed i conflitti della società e di proiezione e mediazione progettuale del cambiamento possibile e necessario. Quello che emerge da questa fase congressuale è quindi un’idea nuova del PD elbano, rifondato e rinnovato nei suoi presupposti e referenti, un partito vero, al servizio della società elbana e in controtendenza con gli attuali attori politici, privi di contenuto e di valore ideale o che hanno miseramente abdicato in favore di poteri personali o di ristrette oligarchie. La scelta del nuovo gruppo dirigente del PD elbano, è il frutto di questa volontà di ripartire su basi nuove, senza rottamazioni generazionali, ma avvalendosi sia, di nuovi e giovani dirigenti che in questi difficili anni hanno sperimentato la loro responsabilità e lo spirito di servizio agli interessi generali e di chi può tuttora essere modesto portatore di culture ed esperienze utili a rilanciare una identità nuova, ma solida e radicata nella storia politica della sinistra elbana. Senza radici non c’è futuro.
Coluccia Pino