L'ultima uscita di Simone de Rosas sull'Elbatunnel, più che un dibattito sull'opera in sé (che non sarà mai realizzata, quindi non ci perderò più tempo), sarebbe meglio che ispirasse un dibattito sul Pd e, in generale, sul centrosinistra elbano. Dove stanno andando questi esponenti e partiti? O dove vorrebbero andare (e portarci)? Hanno una visione politica chiara e di largo respiro?
Proviamo a rispondere.
Prima di tutto capiamo chi rappresenta attualmente il centrosinistra all'Elba.
Esiste un partito della rifondazione comunista. Talvolta esce con comunicati su temi importanti, come i trasporti marittimi, spesso condivisibili. Inoltre si è fatto promotore di iniziative pubbliche anche lodevoli, che hanno dato uno spunto alla democrazia partecipativa isolana, carente invece su altre sponde politiche. Ma, scusate la brutalità, quel partito non lo vota più neanche il gatto, e vive sui fasti del passato bertinottiano di un'era geologica fa.
Da poco si è costituita una sezione della Sinistra italiana AVS. In questi primi passi si è mossa bene, prendendo posizione su temi cruciali per la società isolana, facendo un'ottima opposizione dall'esterno all'amministrazione di Portoferraio (infatti mi sembra l'unico vero partito sul territorio che faccia incazzare Nocentini & C.).
Per ora è quasi assente nel dibattito sugli altri comuni elbani, dove invece (più che a Portoferraio) sarebbe necessaria un'azione di opposizione dall'esterno organizzata, sia nei due comuni che non ne hanno una in consiglio (Capoliveri e Marciana), sia in altri dove c'è formalmente ma praticamente non esiste. Ma diamo tempo al tempo, probabilmente è una sezione che deve ancora strutturarsi sul territorio.
Poi c'è il M5s. Anzi, non c'è. All'Elba non esiste in natura.
Organizzazione non pervenuta. Elettori ibernati in chissà quali celle frigorifere.
E poi c'è lui, il Pd. Il partito che è il più strutturato sul territorio, più consistente a livello elettorale. Piaccia o non piaccia, ogni tentativo di fare una politica di centrosinistra all'Elba è imprescindibile da esso. Capire dunque dove sta andando il Pd elbano è fondamentale non solo per i suoi elettori, ma anche per tutti i simpatizzanti della sinistra all'isola.
Il primo nodo è: ma il Pd ha una linea comune, o per meglio dire comprensoriale, per l'intera isola? Sembra proprio di no. O se ce l'ha, si guarda bene dall'esprimerla pubblicamente. Per esempio, proprio la questione dell'Elbatunnel. Condivisibile o meno che sia, si tratta di una presa di posizione di un esponente del Pd, per quanto in posizione primaria, non del Pd tout court.
E infatti, da articoli del Tirreno, sembra che abbia provocato scompiglio al di qua e al di là del canale tra gli altri esponenti del partito. Ma in quel partito esiste una discussione interna, che porti a una decisione collegiale, e quindi a una posizione condivisa e pubblica? Anche qui, sembra proprio di no, e ognuno da quelle parti pare andare per la sua strada.
La seconda questione riguarda i temi. Da anni non si parla più di una presa di posizione ufficiale sulla politica comprensoriale dell'isola. Ormai su temi cruciali, come il trasporto marittimo o la sanità, le politiche ambientali o la mobilità interna, il turismo o la scuola, i partiti si adagiano supinamente sulla conferenza dei sindaci.
I sette capibastone paesani deliberano su tutto, senza interlocuzioni con le realtà politiche e sociali isolane. Parlano talvolta in maniera assurda (le non decisioni sulla situazione idrica e l'alternativa al dissalatore: il raddoppio della conduttura, che sembra uno scherzo), spesso in maniera inefficace (sulla questione sanità sono anni che non cavano un ragno dal buco).
Si obietterà: ma i sindaci sono espressione democratica dei cittadini elbani. Vero, ma anche le associazioni politiche sono strumenti di democrazia importanti: più sono autorevoli ed entrano efficacemente nel dibattito, e più tutti i suddetti si sentiranno responsabilizzati e incalzati da un'opposizione mirata, e più ci guadagniamo in rappresentanza.
Ma è la qualità dei temi il punto debole del Pd. Un partito che troppo spesso si adagia, senza alcuno sforzo di critica, su progetti inutili, figli di evidenti interessi economici esterni all'isola, fortemente speculativi e ambientalmente dannosi, osteggiati dalle comunità locali. Sia chiaro, è vero che le maggioranze non hanno sempre ragione. Ma su alcune questioni argomentate su basi documentate e scientifiche, sia da singoli esperti che da associazioni, che da anni, anche all'Elba, dimostrano una competenza sulle questioni specifiche, il Pd sembra davvero vivere su Marte.
Esempio: il totale assoggettamento alla realizzazione dell'aeroporto di Campo, un progetto assurdo che non porterà benefici turistici rilevanti, come è stato rilevato in tutte le salse.
E qui il Pd ha dato il peggio di sé anche dopo che il voto referendario è stato avverso, con un'arrampicata sugli specchi.
https://www.elbareport.it/politica-istituzioni/item/60615-le-diverse-letture-di-de-rosas-e-lambardi-pd-dei-risultati-del-referendum
Dimostrando di essere un partito che ha radici in due tradizioni politiche, ma ha preso in eredità praticamente tutto da quella della vecchia Dc, mentre tra quello di buono che si poteva prendere dal Pci, ha preso solo il peggior vizio: l'insopportabile snobismo del “sono gli elettori che sbagliano, non noi”. Se non ha addirittura usato toni insolenti verso la maggioranza dei votanti, con il “Complimenti. Un capolavoro”, vergato da un suo esponente (si veda l'articolo sopra citato).
Laddove invece vengono fuori idee innovative e interessanti, anche da professionisti e associazionismi elbani, che mettono a disposizione le loro competenza e conoscenza per cercare di migliorare l'immagine dell'isola, senza impattare sull'ambiente e la società, e compatibili con la mitigazione della crisi climatica in atto, il Pd se la dorme della grossa.
In quel caso neanche un singolo esponente chiama alla discussione. Mai un segno di interesse del partito, per non dire una presa di posizione o l'assunzione di una presa in carico, in modo da favorire tali progetti. Che oltretutto arricchirebbero un programma politico degno di nota e sarebbero un pungolo per le amministrazioni elbane.
Due atteggiamenti, il disprezzo per gli umori dell'elettorato e l'indifferenza per gli ingegni e le proposte migliori dell'Elba, che potrebbero condannare all'irrilevanza politica e a risultati elettorali risibili il centrosinistra elbano. Come può un partito chiuso nell'autoreferenzialità attirare giovani e cervelli?
Il Pd isolano rischia di diventare come il M5s: un partito la cui fortuna dipende esclusivamente dalle dinamiche nazionali, ma senza alcun contatto con l'elettorato locale, senza alcun potere di rappresentanza comunale e con il rischio di estinzione delle sezioni paesane, come è già avvenuto in un paese in passato a grande tradizione di sinistra quale Capoliveri.
Poi c'è l'eterno tema. Portoferraio a parte, i partiti (tutti, ma a me interessano solo quelli della mia area; un elettore di destra se la veda coi suoi) ormai non hanno più voce in capitolo nella politica paesana. Hanno condannato i comuni a, se va bene (purtroppo, devo scrivere se va bene), a scontri tra capibastoni e cacicchi da pollaio (ma non meno esiziali per la politica), ma se va male, a liste uniche. Una tendenza quest'ultima, che potrebbe diventare la norma per le amministrative del futuro, con tanti saluti all'alternanza e alla democrazia.
Le questioni sono molte più di queste, ma ce n'è già d'avanzo. Concludendo, non sarà il caso, cari amici del centrosinistra e del Pd, di concentrarci in un dibattito su noi stessi più che su puttanate sviluppiste?
Andrea Galassi