Alla vigilia dell’appuntamento nazionale dell’11 e 12 dicembre a Roma sui parchi e il loro ruolo è innegabile che di confusione ce n’è ancora anche troppa. Prendiamo la vicenda di Budelli su cui nel giro di pochi giorni abbiamo assistito ad improvvisi mutamenti di posizione segno più che evidente sia di improvvisazioni che di confusione. Budelli ha cambiato padrone ma privata era e privata rimane. Perché allora quello che prima non era stato neppure preso in considerazione di colpo diviene irrimandabile costi quel che costi? Oltretutto non risulta –almeno credo- che si stessero profilando intenzioni e interventi incompatibili con questo gioiello. E se anche ci fossero stati visto che finora lo si era impedito cosa impedisce di continuare a tutelarlo? Che l’acquisto da parte dello stato all’ultimo momento sia saltato non consente solo di utilizzare meglio quelle risorse ma ha evitato anche una decisione che rischiava di accreditare una vulgata di comodo del ruolo dei parchi e della sua legge quadro del 1991 che più d’uno si sta affannando di cambiare in peggio. Intendo dire che così si sarebbe sanzionato che un parco nazionale – ma vale alla stessa stregua per quelli regionali- se vuol fare qualcosa in difesa dell’ambiente deve circoscriverlo ai soli beni comuni pubblici e non a tutti i beni comuni pubblici e privati. Il piano di un parco infatti regola non solo le proprietà pubbliche ma anche quelle private specie se riguardano ambienti così straordinari come Budelli. Insomma tutto bene quel che finisce bene ma la vicenda è una spia significativa e allarmante che di confusione oggi sui ruoli dei parchi e delle aree protette non ne manca, anzi si è accresciuta. E che dire tanto per non limitarci ad una vicenda che ha avuto gli onori delle cronache nazionali che nelle Marche –una regione che quella strada imboccò tra le prime-i parchi regionali sono a rischio di chiusura o quasi e c’è chi sostiene tra esponenti di quel mondo che ai parchi ‘la dieta può far bene’. Ricordate le immagini di quelle modelle scheletriche che inneggiavano al digiuno e alla anoressia per la carriera? Ecco, ai parchi marchigiani si sta preparando quel tipo di futuro. E anche altrove a onor del vero le cose non vanno poi tanto meglio. Roma quindi dovrà dare risposte non di maniera e tanto meno di comodo a questa crisi che non risparmia nessun tipo di parco e di area protetta come abbiamo documentato nel nostro Quaderno del Gruppo di San Rossore e che illustreremo al ministro Orlando e alle istituzioni parlamento compreso che ha da rivedere seriamente più d’una cosa tra quelle che stanno bollendo attualmente in pentola.
Noi la nostra parte la faremo, ci auguriamo che vogliano farla anche gli altri e specialmente quelli che finora hanno dato buca.
Renzo Moschini