La notizia dei riflessi pianosini del protocollo sulle carceri in Toscana siglato dal Presidente Rossi e dalla ministra della Giustizia Cancellieri, con la prospettiva del riutilizzo carcerario, benché “temperato” dell’Isola Piatta e la destinazione di 80/100 detenuti a cui si dovrebbe sommare il personale di custodia, non ha suscitato reazioni molto positive all’Elba.
In particolare non appare entusiasta il Presidente del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano Giampiero Sammuri, che dichiara di essere rimasto “molto sorpreso” per l’accordo fiorentino ed aggiunge un commento laconico, dal quale però traspare una discreta dose di irritazione: «Si è parlato di cose che si vogliono fare a Pianosa senza tenere conto del Parco. Spero che al più presto ci venga chiesto un incontro, decisivo per capire innanzitutto se le cose previste possano essere concretamente realizzate, in linea con quanto stabiliscono le norme e il piano del Parco approvato».
Una richiesta di coinvolgimento che viene ribadita pure dall’altra autorità territoriale che il duo Rossi-Cancellieri ha ben pensato di saltare a piè pari, il Sindaco di Campo, che non si dichiara pregiudizialmente contrario ricordando però che era stato prefigurato che i detenuti destinati a Pianosa fossero circa 40. ed aggiungendo: “Il nostro obiettivo è che Pianosa rimanga fruibile e non sia trasformata in un carcere vero e proprio, come era fino a quindici anni fa. Siamo disponibili ad un ritorno di detenuti per attività che siano legate alla difesa e alla riqualificazione dell’isola».
Ed oggettivamente è difficile non comprendere le riserve di Sammuri e Segnini, basti pensare al fatto che il PNAT ha determinato in 250 unità il massimo carico antropico giornaliero compatibile con lo status di zona protetta che l’Isola ha assunto con la sua totale inclusione nei perimetri del Parco Nazionale. Se la metà o forse più dei presenti “tollerabili” a Pianosa sarà costituita da detenuti e Polizia penitenziaria i visitatori giornalieri dovrebbero essere contenuti in 100/150.
Ma anche ammesso che il PNAT decida di derogare dai limiti precedentemente fissati, modificando i numeri, resterebbe comunque da risolvere il problema organizzativo di conciliare l’uso detentivo (con le sue regole) dell'isola, con l’attività turistico-escursionista che ha riscosso negli ultimi anni un crescente successo, nonché, come richiamava Sammuri, con le norme dettate dal Piano del Parco.
Rossi e Cancellieri non avrebbero, con il loro frettoloso annuncio, compiuto solo una gaffe istituzionale nei confronti del territorio, ma paiono anche aver dato per scontato qualcosa che per essere realizzato necessita di tempo ed idee chiare per costruire percorsi precisi.
Che il problema nazionale delle carceri e del loro sovraffollamento sussista, e che sia drammatico, è fuori da ogni dubbio, ma che quota parte di questa ennesima emergenza debba essere, ancora una volta, in parte scaricata, come una sorta di “ticket”, sui territori insulari, è piuttosto ingiusto.