Mancano meno di quattro mesi alle elezioni. Un appuntamento cruciale per Portoferraio, una città svilita, abbandonata, degradata. Servono idee, partecipazione, entusiasmo. Servono propositi e il contributo di tutti.
Ho apprezzato in questi giorni di personale riflessione il calore di coloro che mi hanno chiesto di mettermi in gioco, che mi incoraggiano a guardare al servizio della comunità. Così come ho apprezzato la costituzione di un comitato elettorale civico che ha avanzato attorno al mio nome il primo passo verso un impegno più ampio. Attestazioni che non possono che far piacere.
Io non mi tiro indietro. Da parte mia c’è tutto l’entusiasmo e la determinazione a lavorare per il paese ma sono convinto che questo non possa prescindere da un ampio coinvolgimento della cittadinanza. Abbiamo bisogno di idee e voglia di cambiare. In gioco non c’è una carica, in gioco c’è il futuro di un paese che i giovani chiamano “Mortoferraio”, sintesi estrema e brutale di un impoverimento e di un degrado che dobbiamo lasciarci alle spalle.
Già cinque anni fa da più parti mi si chiese di presentare la mia candidatura a sindaco. Ci pensai, lungamente. Ma decisi di fare un passo indietro in un quadro frammentato dove più liste alla fine si contrapposero frontalmente. Non volevo essere d’intralcio, non volevo agitare oltremodo le acque. Mancò una sintesi, mancò forse il buon senso. E alla fine si sacrificarono i programmi e le idee a scapito dei personalismi. Ecco, errori del genere non devono ripetersi.
Bisogna presentarsi uniti alle elezioni di maggio. Ruggero Barbetti sulla stampa locale nei scorsi giorni ha parlato del ricorso alle primarie come unico vero metodo democratico per la scelta del candidato. Sono d'accordo, anche subito.