Dal workshop internazionale “Barcoding delle farfalle dell’Arcipelago Toscano”, tenutosi a Portoferraio, all’Isola d’Elba, sono emersi importanti dati e la conferma, come ha detto nel presentare il convegno Leonardo Dapporto, early career researcher alla Oxford Brookes University, che «Le Isole sono l’Eldorado dei naturalisti e che le specie delle isole sono uniche e irripetibili». Nella sola Elba negli ultimi 40 anni sono state registrate 50 specie di lepidotteri diurni, ma il team internazionale, per fare la comparazione genetica delle specie dell’Arcipelago, ha sequenziato anche le farfalle della Corsica e della Toscana.
I dati disponibili prima della Settimana delle farfalle dell’Arcipelago Toscano (in attesa di quelli definitivi che saranno resi noti dopo l’iniziativa di “citizen science” del 6 giugno a Capraia) erano: Elba: 49 specie confermate e 42 sequenziato il DNA; Gorgona: 15 specie, 1 sequenziata; Capraia: 23 specie, 16 sequenziate; Pianosa: 20 specie, 12 sequenziate; Montecristo: 9 specie, 1 sequenziata; Giglio: 29 specie, 19 sequenziate; Giannutri: 10 specie, 1 sequenziata.
Gli studiosi italiani, rumeni, catalani e britannici che grazie al Corpo forestale dello Stato ed al Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano hanno fatto spedizioni in tutte le isole dell’Arcipelago Toscano ad eccezione di Gorgona, hanno anche avviato lo studio sui microlepidotteri ed hanno anticipato durante il workshop elbano che si annunciano risultati sorprendenti.
Ma è certamente Montecristo, liberata dai ratti e dall’ailanto invasivi da un progetto Life+ dell’Unione europea, realizzato dal Parco Nazionale dal Corpo forestale dello Stato e dall’Ispra, ad aver riservato le sorprese maggiori. I ricercatori hanno definito la raccolta di lepidotteri «Prolifica come non mai» ed hanno detto che la situazione ecologica, dopo l’eradicazione dei ratti «E’ letteralmente entusiasmante». A Montecristo è stata anche riscoperta una Pararge aegeria che si riteneva scomparsa dall’isola. Solo per quanto riguarda i microlepidotteri il materiale raccolto in un giorno darà da studiare per almeno un anno ed alcune specie non erano conosciute per l’isola, mentre altre sembrerebbero nuove alla scienza.
Le specie di farfalle presenti a Montecristo salgono da 9 ad 11, con 7 specie migratorie e 4 stanziali, con due 2 licenidi scoperti durante la spedizione del 4 giugno. Una farfalla, la Paramegera, prima rarissima sull’isola è diventata abbondantissima ed ora si trova ovunque a Montecristo. Tutti i ricercatori hanno detto di essere convinti che l’esplosione di farfalle e piccoli animali, compresi i molti esemplari di vipere avvistati, a Montecristo sia da mettere in relazione all’eradicazione dei ratti e probabilmente anche a quella dell’Ailanto, una pianta infestante di origine asiatica.
Anche l’iniziativa di “citizen science” a Pianosa del 2 giugno ha scoperto una specie di farfalla nuova per l’Isola, che potrebbe anche riservare clamorose scoperte per quanto riguarda altri insetti.
Buone notizie anche da Giannutri, dove si è passati da 10 a 12 specie conosciute ed è stata scoperta una nuova popolazione di Pararge aegeria, è stata riconfermata la presenza di Coenonympha corinna elbana che sembrava scomparsa, mentre la popolazione di Pieris Napi scoperta potrebbe essere molto interessante
Dapporto ha detto che «L’Arcipelago Toscano, al centro del Mediterraneo occidentale, ha mostrato una ricchezza di farfalle inattesa» e, paragonando la biodiversità delle farfalle alla Gioconda, ha sottolineato: «Se il quadro delle farfalle del Mediterraneo Occidentale fosse un puzzle, l’Arcipelago Toscano sarebbe il pezzo più importante del puzzle».
Insomma l’Arcipelago Toscano sembra proprio un caso da manuale di Evolutionarily Significant Unit (Esu) e le farfalle delle isole potrebbero essere così un singolare caso di isolamento e contiguità, con flussi di farfalle che “spingono” da sud-ovest e da nord-est, nel tentativo di invadere il Mediterraneo, trovando il punto di contatto proprio nell’Arcipelago Toscano.
L’esperienza in corso nell’Arcipelago Toscano grazie al progetto sostenuto da Legambiente e dal Parco Nazionale ricorda però che la situazione dell’Italia è fatta di una grande ricchezza in pericolo: nel nostro Paese ci sono 290 specie di farfalle diurne (le falene sono migliaia ed i microlepidotteri innumerevoli), 17 sono endemismi e 20 sub-endemismi (vivono cioè in Italia e in aree contigue al nostro Paese o sono endemismi sardo-corsi come molte diverse specie dell’Elba e delle altre isole toscane); solo 16 di queste specie sono elencate nella Direttiva Habitat dell’Ue, eppure tra il 1790 e il 2000 in Italia sono scomparse 653 popolazioni locali di 142 specie di farfalle, ma gli studiosi dicono che il 49% delle estinzioni sono sottostimate.
Il progetto barcoding, per riconoscere le specie dal sequenziamento del DNA, ha dato già ottimi frutti: nel 1995 in Italia erano conosciute 275, nel 2014 sono salite a 290, 15 in più, grazie ad un progetto che, dopo il successo nell’Arcipelago Toscano, sta suscitando l’interesse di altre aree protette.
Al Workshop hanno partecipato: Leonardo Dapporto, early career researcher alla Oxford Brookes University (Gran Bretagna); Roger Vila, Ricercatore del Consejo Superior de Investigaciones Scientificas, Raluca Vodą dottoranda con una tesi sulle isole mediterranee, entrambi dell'Institut Biologia Evolutiva del Csic Barcellona (Catalogna/Spagna); Vlad Dincą, Marie Curie fellow alla Guelph University (Canada); Stefano Scalercio, ricercatore al Centro Ricerca per l'Agricoltura di Cosenza; Luca Casacci, borsista di post dottorato all’Università di Torino; Alessandro Cini, borsista di post dottorato all'Università di Firenze. Giampiero Sammuri, presidente del Parco Nazionale dell’Arcipelago Toscano e di Federparchi/Europarc Italia, Antonio Nicoletti, responsabile nazionale Aree protette e biodiversità di Legambiente, la direttrice del PNAT Franca Zanichelli, Umberto Mazzantini, responsabile Isole Minori di Legambiente