Il violento e concentrato temporale che si è abbattuto in alcune zone dell’isola d’Elba il 26 luglio ha nuovamente rivelato la fragilità dell’area di Marina di Campo e del Campese in generale ed anche di Lacona, nel Comune di Capoliveri.
Nonostante i lavori fatti dopo gli alluvioni del 2002 e 2011, senza i quali la situazione probabilmente sarebbe stata drammatica, è evidente che l’Elba non è in grado di far fronte a queste bombe d’acqua concentrate che stanno diventando la normalità con i cambiamenti climatici, che portano ad avvenimenti meteorologici sempre più estremi, come dimostra questo folle luglio che sta vivendo l’Italia mentre il resto dell’Europa e dell’emisfero settentrionale soffrono ondate di caldo record. Quello che era eccezionale è diventato la normalità, ma gli strumenti urbanistici continuano a trattarla come se fosse un’eccezione con ricorrenze secolari. L’epoca del costruiamo, tanto non succederà niente, è finita, bisognerebbe prenderne atto ed agire di conseguenza, intervenendo anche sugli errori del passato.
Ha quindi fatto bene la nuova amministrazione comunale di Campo nell’Elba (ma anche Rio nell’Elba sembra intenzionato a fare altrettanto) a rinviare l’approvazione di un Piano Strutturale “unitario” pre-elettorale e speriamo sfrutti questo tempo per rivedere anche le previsioni che interessano zone esondate che si credevano messe in sicurezza, che come si vede invece non lo sono, e che diventerebbero ancora più a rischio con altro cemento in aree già sature.
Forse sarebbe il caso di controllare più attentamente, sia a Marina di Campo che a Lacona, situazioni come quella che solo pochi giorni fa un cittadino ha segnalato a Legambiente: «Un campeggio in zona Acquedotto a marina di Campo, nella zona all'interno dello "stagno" in zona fortemente alluvionabile, Vorrei sapere se ha tutte le autorizzazioni per la suddetta attività e dove scaricano le acque grigie e nere i camper visto anche la strana moria di pesci e anatre nelle vicinanze», intanto, nei giorni precedenti le nuove bombe d’acqua, nell’area stavano aumentando i camper.
Il giorno che, dopo l’ennesimo allagamento, vedremo un amministratore comunale elbano fare autocritica sulla sciagurata urbanistica che in mezzo secolo ha occupato piane alluvionali e foci e distrutto e modificato i reticoli idraulici, vorrà dire che in quest’isola sta veramente cambiando qualcosa.
E’ sempre più chiaro che tutti i nuovi strumenti urbanistici (e quelli approvati ed ormai datati perché appartenenti ad una “epoca” climatica passata) vanno rivisti puntando alla resilienza climatica del territorio elbano nel suo complesso e che, più che alla messa in sicurezza si dovrà mirare al ripristino di condizioni che garantiscano la prevenzione, anche con interventi drastici e delocalizzazioni dalle aree più a rischio. A cominciare dai vari ecomostri ed ecomostriciattoli elbani.