Scelgo a caso la rassegna stampa quotidiana di Federparchi di un giorno qualsiasi. Rassegna che non comprende peraltro i numerosi siti on-line come Greenreport, Elbareport, Gaianews etc che ai parchi e alle aree protette dedicano assai più spazio della stampa cartacea.
E’ un vero e proprio bollettino di guerra; si va dalle dimissioni di un sindaco di un importante parco dolomitico perché non ha tempo da perdere in chiacchere inutili alla provincia che guida l’opposizione al piano del parco nazionale del Circeo. In Campania idem per contrasti su un porto. Ai Nebrodi in Sicilia il Commissario si dimette e non per far posto al presidente ma perché lì i presidenti non sono previsti. La lista Fiamma tricolore al sud chiede la soppressione di un parco naturale perché fonte solo di clientele. E’ solo un modestissimo campione di vicende che spesso investono intere regioni come il Piemonte che sembra abbia fatto sparire dal bilancio 20 milioni destinati ai parchi mettendo in crisi anche realtà storiche consolidate come le Alpi Marittime. Ugualmente nel Veneto dove la regione taglia e centralizza al massimo gli uffici mettendo a rischio il parco storico dei Colli Euganei e anche gli altri.
Sorvoliamo sul Lazio dove si susseguono contese quotidiane tra regione e enti locali. E fin qui non abbiamo citato i parchi nazionali e le aree protette marine che anche in realtà a noi vicine come all’Arcipelago toscano restano oggetti misteriosi. Ho letto, infatti, che il presidente di Legambiente chiede l’urgente istituzione delle aree protette marine specie dopo le vicende del Giglio.
E’ singolare che il parco dell’arcipelago manchi ancora delle aree protette marine ( e poi perché il plurale?). Il parco non dovrebbe riguardare un unico perimetro terrestre e marino come in tutti i paesi europei e del mondo?
Come si vede si tratta in più d’un caso – come quest’ultimo- di vecchie e irrisolte questioni, mentre in altre è fin troppo evidente che la crisi si sta estendendo velocemente ormai dal piano nazionale a quello regionale senza che si avverta finora alcun serio impegno per invertire una tendenza che rischia ormai di travolgere i risultati di decenni di lavoro.
C’è qualcuno in qualche sede politico-istituzionale che se ne sta occupando e preoccupando? Non si dica per carità di patria che ci vuole un ritocchino alla legge.
Qui serve una politica; possibile che nessuno finora abbia richiesto e proposto che il ministero, la Conferenza delle regioni, l’ANCI e l’UPI si mettano con i parchi intorno ad un tavolo per evitare una crisi irreparabile? Non si avverte il rischio spread tra la realtà delle cose e una politica che non riesce a prendere corpo da Roma in giù ma anche da Roma in su verso l’unione europea specie dopo il flop di Rio?
E qui non ci sono scuse per nessuno tanto meno per chi anche nelle regioni per i parchi ha fatto molto ma ora sembra essersi appisolato. Meglio svegliarsi prima che sia troppo tardi.
Renzo Moschini