Si è tenuta oggi pomeriggio a Giglio Porto la seconda riunione dell’Osservatorio di monitoraggio dei lavori sulla Costa Concordia, presieduto dalla Regione Toscana. I rappresentanti del consorzio Titan Micoperi, incaricato del recupero del relitto, hanno relazionato sui lavori svolti fino a questo momento e hanno confermato che per loro sarebbe possibile dare il via, entro la fine di luglio, alla fase di messa in sicurezza della nave per scongiurarne lo scivolamento. Un’operazione che dovrebbe concludersi entro la fine di agosto.
“Da parte nostra – ha precisato la presidente dell’Osservatorio e dirigente della Regione Toscana, Maria Sargentini – c’è tutta la disponibilità a concedere il via libera, a patto che entro il 16 luglio ci venga presentato un documento con il dettaglio dei lavori da effettuare e che siano rispettate tutte le prescrizioni fin qui emerse”. In questo momento sono 90 le persone che lavorano a pieno ritmo per realizzare il progetto di recupero, 50 a terra e 40 sui mezzi navali.
Sono poi state illustrate le operazioni che porteranno al recupero della Costa Concordia. Saranno quattro cavi composti, capaci di assicurare una resistenza di 1.000 tonnellate l’uno, a garantirne inizialmente la stabilità. A questi se ne aggiungeranno poi altri 8, per agevolare la successiva rotazione dello scafo. A reggerli saranno 12 torrette fissate alle rocce granitiche del fondale costiero, ognuna ancorata grazie a 10 pali di 23 centimetri di diametro, una soluzione molto meno impattante rispetto a quella iniziale che prevedeva un numero inferiore di pali ma di ben 2 metri di diametro.
Se la tempistica illustrata nel corso della riunione dell’Osserrvatorio verrà rispettata, i primi basamenti dovrebbero arrivare a fine luglio per essere anch’essi ancorati sui fondali. Saranno 4 e la nave dovrebbe esservi appoggiata, nella delicatissima fase di raddrizzamento, prevista per gli inizi di dicembre. La rotazione dovrà essere lentissima per evitare l’effetto ribaltamento e durerà circa 2 giorni. Saranno poi i 15 cassoni per lato, da circa 10 metri per 10 ed alti 30 m, che verranno posizionati lungo le due fiancate per garantirne il galleggiamento.
Ma, per poterlo permettere sarà necessario togliere lo sperone roccioso da 160 tonnellate incastonato nella fiancata sotto la ex linea di galleggiamento. I lavori per dividerlo in tre parti e rimuoverlo dovrebbero iniziare nel giro di una settimana. Uno dei tre “spicchi” sarà probabilmente utilizzato come monumento a perenne ricordo di uno dei più drammatici e spettacolari naufragi che si ricordino.
“Sicuramente – conclude Maria Sargentini – un’operazione di rimessa in galleggiamento di una nave da 50.000 tonnellate non è mai stata tentata prima. Il nostro compito è di fare in modo che ciò avvenga nei tempi previsti, nella massima sicurezza, nell’assoluto rispetto dell’ambiente e con il massimo di informazione nei confronti della popolazione. E’ per questo che ho convocato per il 16 luglio prossimo la terza riunione dell’Osservatorio e concorderò con il sindaco del Giglio l’effettuazione di un’assemblea con i gigliesi. Per il momento mi pare che tutto stia procedendo secondo gli accordi, così come ci attendevamo”.