Un rarissimo esemplare di delfino mesoplodonte (o balena dal becco, nella foto di Mattia Leone) è stato avvistato nel Mar Tirreno centrale, al largo della costa nord-orientale della Sardegna, dal gruppo ricerche cetacei del Dipartimento di Scienze della Natura e del Territorio (Dipnet) dell'Università di Sassari (Dipnet). La scoperta è avvenuta all'interno del progetto di ricerca "Cetacei pelagici dei mari della Sardegna: una biorisorsa prioritaria", coordinato da Renata Manconi del Dipnet e oggetto della tesi di dottorato di Luca Bittau, Scuola di dottorato in scienze della natura e delle sue risorse, durante le attività di campionamento che il gruppo cetacei del Dipnet conduce dal 2009.
Si tratta di un evento eccezionale, dato che è Il primo avvistamento di un mesoplodonte vivo per le acque italiane, finora i ricercatori dell'università di Sassari avevano incontrato altri cetacei rari ed elusivi come lo zifio, un'altra "balena dal becco". Gli zifidi sono odontoceti, cioè cetacei con denti e tra loro i mesoplodionti sono il genere con più specie: 14 conosciute e si pensa che ce ne siano altre. Ma questi cetacei sono i meno conosciuti, "specie criptiche", alcune delle quali non sono mai state osservate vive, ma catalogate in base ad esemplari spiaggiati.
In un comunicato il Parco nazionale dell'Arcipelago della Maddalena sottolinea che «Rispetto ai pur elusivi zifi, i misteriosi mesoplodonti hanno dimensioni simili (4-6 m) ma si distinguono per il rostro più lungo e due soli denti presenti ai margini laterali della mandibola. Alcune specie vivono in Atlantico, prediligendo acque fredde. L'inaspettato incontro con il mesoplodonte è avvenuto durante l'attività di ricerca in collaborazione con aziende di whale watching. Mattia Leone e Gabriele Costa (studenti di Scienze Naturali) e Paolo Curto (fotografo) insieme ai ricercatori hanno potuto raccogliere dati su un evento rarissimo, dal momento che le segnalazioni ufficiali di mesoplodonte nella storia del Mediterraneo sono 4, di cui 3 ascrivibili ad esemplari morti nel corso di eventi di spiaggiamento».
L'avvistamento del mesoplodonte nei mari sardi è quindi un eccezionale risultato per gli studenti e ricercatori del Dipnet (Manconi, Bittau, Gilioli) e per l'Università di Sassari, «Perché premia anni di lavoro e raccolta dati su altre 7 specie di cetacei. La verifica delle ipotesi sperimentali conferma l'importanza a livello nazionale ed internazionale della ricerca di base e applicata delle Università sarde, mirata alla valorizzazione sostenibile e conservazione della biodiversità e delle biorisorse marine della Sardegna».
I risultati preliminari dello studio del Dipnet sono stati presentati a marzo al 26esimo Congresso dell'European cetacean society in Irlanda e il prossimo obiettivo dei ricercatori è «L'implementazione del progetto e la creazione di un network di cooperazione scientifica con esperti a livello globale anche in collaborazione con la Regione Sardegna e con il ministero dell'ambiente», li obiettivi prioritari sono lo studio di a) diversità, presenza/assenza, abbondanza, uso dell'habitat e b) relazioni tra la distribuzione delle specie nel tempo e nello spazio e le caratteristiche fisio-oceanografiche dell'area di studio.
Il progetto dal Dipnet è co-finanziato dal Parco nazionale dell'Arcipelago di La Maddalena, dalla Fondazione Banco di Sardegna e dal Rca-Spa/Unep e prevede il monitoraggio sperimentale delle specie pelagiche di cetacei nei mari della Sardegna per tutto l'anno, con particolare attenzione al Tirreno centrale ed alle Bocche di Bonifacio. Le specie oggetto di studio sono la balenottera comune (Balaenoptera physalus), lo zifio (Ziphius cavirostris), la stenella striata (Stenella coeruleoalba), il capodoglio (Physeter macrocephalus), il grampo (Grampus griseus), il delfino comune (Delphinus delphis) e il globicefalo (Globicephala melas). Ora anche il mesoplodonte può essere annoverato tra le specie censite. Bisognerà quindi definire a quale specie di mesoplodon appartenga l'esemplare avvistato.
I ricercatori sottolineano che «Si stanno raccogliendo anche dati preziosi su altre specie pelagiche, come la tartaruga marina comune (Caretta caretta), pesci cartilaginei come la mobula (Mobula mobular) e la verdesca (Prionace glauca), e pesci ossei tra cui il pesce luna (Mola mola) e il tonno rosso (Thunnus thynnus). In base ai dati raccolti durante i primi anni è evidente che l'area oggetto di studio rappresenta un habitat preferenziale per gli zifidi su cui si stanno focalizzando le ricerche, anche per via dell'alta sensibilità all'inquinamento acustico di origine umana. Questi risultati confermano il valore della recente proposta di istituzione di un'Area marina protetta di mare aperto proprio nel Mar Tirreno centrale, lungo il confine meridionale del Santuario Pelagos, che ha in Sardegna il suo limite geografico meridionale (Capo Ferro)».
Il gruppo di ricerca sta formando biologi e naturalisti, in collaborazione con il Parco Nazionale dell'Arcipelago di La Maddalena che supporta la logistica e con aziende private che operano nel settore del whale watching come Whale Watching Sardinia e Overseas. Le opportunità di studio e formazione in corso hanno consentito ai giovani del gruppo di ricerca di acquisire capacità e conoscenze spendibili sia nel campo del monitoraggio dei mammiferi marini sia nel settore applicativo del whale watching, attività che nel mondo hanno un notevole valore economico e che possono giocare un ruolo di volano per lo sviluppo sostenibile mirato sia alla conservazione e protezione dell'habitat marino sia alla promozione dell'eco-turismo e del suo indotto.