Il 2012 si è aperto con due buone notizie per l’ambientalismo elbano: l’annuncio del prossimo abbattimento dell’ecomostro di Procchio e il netto ed inequivocabile NO del Governo alla realizzazione della strada della Cala, due opere di prepotenza privata e connivenza pubblica che Legambiente ha fortemente combattuto, per prima e con pochi coraggiosi alleati. Ma se due rondini non fanno primavera e se c’è ancora molto da fare per difendere quest’isola dal suo male peggiore, l’indifferenza che si trasforma in fiammate improvvise di protesta capeggiate da improvvisati capipopolo e sostenuti da ormai attempati “rivoluzionari” populisti delle cause perse, è anche vero che in questi anni di strada ne abbiamo fatta, costruendoci un consenso che si esprime nelle segnalazioni e nella fiducia nella nostra capacità e competenza ed integrità, politica ed etica che ci arrivano da molti cittadini (quella che chiamiamo la Legambiente fuori di noi) ma anche, più brutalmente, dai vandalismi contro le nostre iniziative e dalle offese ignorate sui blog che infettano la convivenza civile di quest’isola con accuse infondate, ignoranza esibita e mistificazione voluta e che spesso prendono di mira (olimpicamente ignorate) proprio Legambiente.
Legambiente all’Elba e nell’Arcipelago gode di una grande attenzione ed ha un peso superiore alle sue forze perché se li è conquistati ogni giorno sul campo, con coraggio e senza guardare in faccia nessuno e perché ha avuto ed ha il coraggio di dire quella che nelle nostre isole sembra a volte merce rara: la verità e lo fa sostenendola testardamente, a muso duro, con fatti, documenti leggi da rispettare e norme che qualcuno vorrebbe violare.
Lo abbiamo fatto con una radicalità democratica purtroppo poco usuale in queste nostre isole: lo abbiamo fatto assumendoci in pieno i nostri doveri di cittadinanza che sono prima di tutto il non voltare la faccia di fronte agli attacchi ai beni comuni, richiamando la politica elbana, sempre più debole ed atomizzata in piccoli gruppi di potere ed interesse funzionali ai grandi gruppi di potere ed interesse, ad un’ecologia della politica pochissimo praticata e quasi sempre ignorata e/o derisa.
In questi anni, di fronte alla scomparsa delle opposizioni (di centro-sinistra e di centro-destra) ed alla trasformazione dei partiti in comitati elettorali che sembrano voler stare lontani dai problemi reali e dall’analisi impietosa di una crisi economica e culturale elbana, che è crisi di modello e riassestamento di poteri in senso a-democratico, di fronte ad uno spappolamento amministrativo che ha trasformato i comunelli elbani in un campo di decentramento amministrativo ormai anacronistico ed ammalato di opportunismo-trasformismo, Legambiente ha avuto un ruolo di supplenza della politica svolgendo troppo spesso (soprattutto in materia urbanistica) il compito delle silenti opposizioni (di centro-sinistra e di centro-destra) e trovandosi spesso a combattere, in uno splendido isolamento, contro progetti colossali di distruzione del territorio partoriti da uno degli 8 nanetti amministrativi di turno. Ci siamo trovati a combattere contro amministratori troppo volte permeabili ai cattivi consigli di poteri continentali e che poi ritroviamo nelle piazze a fare i populisti con la fascia tricolore contro gli stessi poteri che hanno blandito o ai quali avevano aperto felici le porte. E’ per questo che Legambiente, l’associazione di Piccola Grande Italia e dei Piccoli Comuni, è da sempre convinta che questa assurda frammentazione amministrativa, trasformatasi in infezione della politica, debba essere superata, restituendo all’Elba un’unità amministrativa ed un progetto comune (di destra o di sinistra che sia).
In questi anni abbiamo sparigliato e sorpreso, con un’immagine ed una pratica dell’ambientalismo “altra”, che non è quella contemplativa, della caricatura ecologista dell’innocuo osservatore dei fiorellini o del bel panorama (ritagliando magari dalla fotografia la ruspa al lavoro, il bracconiere all’opera o la lavatrice lasciata al bordo della strada), abbiamo posto con forza il ristabilimento dell’equilibrio della biodiversità delle nostre isole stravolto da una sciagurata politica venatoria che ha portato all’immissione di cinghiali e mufloni, ma abbiamo combattuto con forza e senza sconti anche iniziative animaliste cavalcate dagli antiparco (e silentemente subite da una sinistra che non sembra avere confidenza con la moderna scienza ambientale) come quella della folle campagna contro l’eradicazione dei ratti a Montecristo,
Abbiamo stabilito pesi e misure affidandoci all’ambientalismo politico e scientifico, parlando una lingua diversa eppure familiare e prendendo in prestito competenze e suggerimenti che professionisti e tecnici ci hanno generosamente offerto, fidandoci della nostra integrità di poveri ambientalisti isolani che non rinunciano a pensare e credere che l’Arcipelago Toscana faccia parte del Pianeta Terra e ne condivida i rischi e gli obblighi che ci pongono i cambiamenti climatici e la crisi epocale e di sistema che abbiamo appena iniziato a percorrere.
“Pensare globalmente ed agire localmente”, dice un nostro slogan fondativo e possiamo dire che Legambiente Arcipelago Toscano è riuscita a rispettarlo percorrendo come un’equilibrista la stretta strada che ci lasciava una politica che è sempre più sia miopemente localista che sempre meno attenta ai valori veri delle nostre isole.
Ma squadra che vince si cambia, anche perché il campionato è stato lungo e i lividi sulle caviglie sono molti, e se non cambiamo organico e allenatore rischiamo di fare la fine dell’Inter o della Fiorentina. Un’epoca è finita anche per Legambiente e la “Mazzantini-dipendenza”, quella strana miscela di fiducia, partecipazione informale e delega assoluta che è stata la caratteristica di questo singolare ed informalissimo circolo ambientalista, seminato in 9 Comuni e che ha soci da Roma alla Catalogna, è arrivato ad un punto di svolta.
Il "sistema Legambiente" funziona ancora ma bisogna cambiarlo, se non vogliamo rischiare un declino da mezza classifica o la retrocessione. Dobbiamo trasformare la più importante, attiva e diffusa associazione dell’Arcipelago Toscano (e forse proprio per questo l’unica senza sede…) da agile vascello corsaro mediatico-tecnico in un vero e solido elemento della rinascita culturale di queste isole, che può essere solo riconoscimento, tutela e valorizzazione dell’ambiente, riscoperta delle nostre radici unitarie, apertura al mondo ed ai suoi problemi, superamento della lamentazione per costruire una nuova comunità isolana che sia protagonista del mondo nuovo che dovrà essere necessariamente realizzato, se vogliamo salvare l’umanità e la rete degli esseri viventi della quale facciamo parte, della quale le nostre isole ed il nostro mare sono insostituibili e preziosissimi gioielli.
Nei prossimi giorni, con un'iziativa che sarà di festa e di incontro, discuteremo di questo, di come cambiare per andare avanti ed oltre, di chi dovrà timonare questa nuova rotta di Legambiente nell’Arcipelago toscano.
Il vecchio capitano è un po’ stanco e impegnato a decifrare altre mappe di altri mari fornite dalla nave ammiraglia, ma l’equipaggio è buono, forse il migliore per competenza e fantasia, selezionato da dure e divertenti battaglie, bisogna rifare la sala di comando, tessere nuove vele, togliere un po’ di antiche incrostazioni dalla chiglia... e trovare un nuovo capitano coraggioso che porti la goletta corsara di Legambiente verso nuovi mari aperti ed oltrepassi gli stretti e le secche pericolose che ci aspettano, che navighi nel Tirreno in bonaccia e tempestoso tra le nuove Colonne d’Ercole, tra Gorgona e Giannutri, facendo, dalla nostra barchetta disarmata di legno salmastro e vele di alghe, marameo ai tanti Schettino, alle tante corazzate politiche e associative che in quasi 30 anni di vita di Legambiente abbiamo visto arenarsi e arrugginire nel nostro magnifico Arcipelago.