Legambiente Arcipelago Toscano aveva più volte denunciato l’enorme scavo fatto sotto il centro storico di Rio Elba per costruire delle nuove case, uno scempio paesaggistico che, dicevamo allora, presentava già gravi rischi e mostrava segni di cedimento nella strada sovrastante lo squarcio.
Legambiente documentò un’escavo in verticale che si fermava alla strada di accesso e diversi segni di dissesto idrogeologico. Ci venne risposto che eratutto a posto ed in regola, ma poi il cantiere venne “abbandonato”.
Ora, purtroppo, quello che ipotizzavano Legambiente e molti cittadini di Rio nell’Elba che si erano rivolti all’associazione per denunciare quell’assurdo intervento edilizio, in un Paese già abbondantemente massacrato dalle seconde case di “Rio 2” del Padreterno, si è verificato: quella concessione assurda ha provocato nuovi cedimenti del versante e della banchina stradale, il crollo della recinzione a monte e la chiusura della strada.
Verrebbe da dire lo avevamo detto. Ma non basta: devono essere individuate le responsabilità di chi non ha messo o fatto mettere in sicurezza uno scavo verticale sotto il centro storico di un Paese antichissimo, una ferita che, solo a guardarla, lasciava prevedere quanto è successo.
Speriamo che questo almeno serva da lezione e confidiamo nei nuovi amministratori comunali di Rio nell’Elba perché cambino atteggiamento e registro rispetto ad uno sfruttamento ed ad una cementificazione del territorio che, di fronte ai cambiamenti climatici ed agli eventi meteorologici intensi sempre più frequenti, sta mostrando tutta la sua pericolosità ed gli enormi costi economici e sociali per le comunità.