Aveva annunciato possibili crolli per il prossimo gennaio, ma Nicola Casagli , il geologo che gestisce il sistema di monitoraggio, nella località Il Piano, ha solo leggermente sbagliato nei tempi: un nuovo sinkhole si è manifestato subito.
“Tra 2-3 mesi potrebbero esserci nuovi crolli nella zona a rischio di circa 12 ettari”, aveva detto infatti due giorni fa, ribadendo a sua tesi del bisogno di controllo degli emungimenti, al fine di non aggravare la situazione, viste anche le recenti piogge.
Il docente di geologia applicata all'Università di Firenze, era tornato a farsi sentire perché gli strumenti stavano mettendo in evidenza un possibile aggravamento. “Le strumentazioni ultimamente segnalano un progressivo abbassamento del suolo di quella zona di cui si discute da molto tempo, dove si sono avuti crolli del suolo più frequenti dal 2008. -aveva detto- per cui la se tutto ciò si protrarrà nel tempo, potrebbe accadere una nuova fase di criticità, con possibile formazione di nuovi sinkhole”.
Concetti che lo studioso aveva già espresso all'incontro pubblico a Rio Marina nel settembre scorso, ma le autorità locali puntano su altri studi per individuare le cause dei fenomeni. ”La situazione dal punto di vista geologico è molto chiara- ribadisce- e non richiede, a mio parere, approfondimenti particolari in termini di indagini. E' piuttosto opportuno che si intervenga sulle cause del fenomeno, che sono note ed accertate. Nelle zone carsiche, è così in tutto il mondo, vanno evitati o ben controllati gli emungimenti. In Florida, ad esempio, insegnano tali concetti alle elementari. Qui da noi ci vogliono le disgrazie per farlo capire”.